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mercoledì, 17 Settembre, 2025
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Toyoake, il Comune del Sol Levante che vuole limitare l’uso dello smartphone

In Giappone si discute una proposta per ridurre a due ore al giorno l’uso dei cellulari fuori da scuola e lavoro. Tra perplessità e precedenti internazionali, il tema del “digital well-being” conquista spazio.

La città giapponese di Toyoake, nella prefettura di Aichi, sta preparando un’ordinanza destinata a far discutere: un limite massimo di due ore al giorno di utilizzo dello smartphone, escluse le ore dedicate al lavoro o allo studio. La proposta, che sarà esaminata dal consiglio comunale nei prossimi giorni, potrebbe entrare in vigore già dal 1° ottobre 2025.

L’obiettivo dichiarato dal sindaco Masafumi Koki è semplice: ridurre l’uso eccessivo dei dispositivi, spesso collegato a disturbi del sonno e ad altri problemi di salute fisica e mentale. Per i bambini delle scuole elementari si raccomanda di non usare il telefono dopo le 21, mentre per i ragazzi delle superiori il “coprifuoco digitale” scatterebbe alle 22.

Il dibattito sui social

Come prevedibile, l’annuncio ha acceso la discussione online. Molti utenti hanno bollato l’iniziativa come irrealistica: “Due ore non bastano nemmeno per guardare un film”, ha commentato qualcuno, mentre altri hanno ricordato che i giovani superano già oggi le cinque ore quotidiane online nei giorni feriali. Di fronte alle critiche, il sindaco ha precisato che la misura è priva di sanzioni e che il testo riconosce l’indispensabilità dei telefoni cellulari nella vita quotidiana.

Non è la prima volta

Il Giappone non è nuovo a tentativi del genere: nel 2020 la prefettura di Kagawa introdusse linee guida che raccomandavano ai ragazzi tra i 12 e i 18 anni di limitare i videogiochi a un’ora al giorno nei feriali e a un’ora e mezza nel weekend, con restrizioni simili per l’uso dello smartphone.

Esperimenti di questo tipo non si limitano al Giappone. In Francia, ad esempio, le scuole hanno vietato l’uso dei cellulari durante le lezioni e persino negli intervalli, per restituire ai ragazzi attenzione e socialità. In Corea del Sud, un Paese notoriamente tecnologico, esistono programmi governativi per contrastare la dipendenza da internet e da videogiochi, con veri e propri centri di recupero per adolescenti.

Il tema del digital well-being

Il filo conduttore è quello che oggi viene chiamato digital well-being, ovvero il “benessere digitale”: imparare a convivere con la tecnologia senza diventarne schiavi, bilanciando le opportunità offerte dai dispositivi con la necessità di proteggere tempo, salute e relazioni sociali.

A Toyoake, insomma, non si pensa a multe o divieti severi, ma a un invito collettivo a staccare la spina. Un gesto forse simbolico, ma che intercetta un bisogno reale: riscoprire il valore del tempo “offline” in un mondo dove il prossimo messaggio è sempre a un clic di distanza.