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giovedì, 26 Giugno, 2025
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Trump, l’Iran e Mao Tse Tung

Al vertice Nato nulla di decisivo, ma nel triangolo USA‑Israele‑Iran si intrecciano guerra e simboli, sospesi tra monumentalità e spettacolo, con lo spettro di una nuova proliferazione atomica.

Nel vertice Nato di questi giorni si ragiona di numeri che ricorrono. E’ stato approvato lo spendere il 5% del PIL nazionale ed intanto si discute sull’ambiguo art. 5 del Trattato di Alleanza Atlantica. Non finirà qui.  

Tra monumenti e spettacolo

È più interessante quanto accaduto nel triangolo aperto tra USA, Israele, Iran che hanno dato vita a relazioni pericolose, intrise, proprio come in amore, di ripicche e dispetti., Trump ha scaricato le sue bombe sui siti nucleari di Ali Khamanei e vedremo con quali risultati concreti.  “The Donald” ha commentato l’azione di guerra in modo singolare, parlando di operazione monumentale e spettacolare quasi fosse un’opera d’arte da ammirare per l’eccezionale bellezza. 

Monumento va ricondotto ad un ricordo da fermare, così Foscolo diceva “Ma il vincitore, troncando con le scuri grondanti di sangue e rotolando sovra i cadaveri de’ vinti i ciglioni delle montagne, lascia un monumento che attesti agli uomini che vivono e che vivranno in futuro il campo della vittoria”.

Lo spettacolo è qualcosa a cui guardare, quasi in contemplazione, e per questo nella sua Situation Room, Trump ha indossatoorgogliosamente un fiammante cappellino rosso. Mancava solo un pacco di patatine e pop corn a gentile conforto. 

Berretti rossi e generali attaccabrighe

Anche Mao Tse Tung, Presidente del Partito Comunista Cinese per 33 anni, amava indossare un berretto con tanto di stella rossa sul fronte simile alla budenovka proprio della divisa comunista nella guerra civile russa. 

A fianco di Trump, stando alle cronache,anche un generale chiamato “L’attaccabrighe” che sembra sia caduto in pieno transfert vero il suo Capo proclamando: “Io l’amo signor Presidente. Io penso lei sia un grande. Io voglio uccidere per lei, Signore”.

L’atto di guerra ha avuto il nome di “martello di notte”, meglio se si fosse chiamato “trapano di notte” visto che gli ordigni sono penetrati in profondità per mandare a monte gli impianti nucleari di cui si è sospettato un pericoloso arricchimento di uranio. Il solito accumulo di patrimonio in mano ai pochi della terra.

Siamo di fronte ad un allarme di inaccettabileproliferazione atomica, una produzione di prole malefica da cui guardarsi e che è il contrario di qualcosa che sappia di pro-life e che generi vita e speranza di futuro.

Tutto è avvenuto mentre si colloquiava tra diversi, mentre la parola perdeva di forza e di eloquio forse perché troppo abusata, mandata a vuoto e sparata a salve.

Si è detto poi che il lavoro fatto dalle bombe è stato eccellente come un piatto assai ben cucinato. Dalle parti del mare indiano si è temuto per ritorsione la chiusura dello stretto di Hormuz, che vuol dire “pace”, il cui varco ancor più compresso avrebbe lasciato in braghe di tele il commercio del petrolio. Non siamo evidentemente atterrati nel lunare mare della tranquillità ma poco importa.

Non è stata neppure una guerra all’altezza del conflitto tra Russia e Ucraina. Tutto si è risolto in un baleno, forse ispirandosi al passato. Ora vige una tregua, forse definitiva ma che non è una fine.

La guerra di Israele dei 6 giorni del 1967 ha sfiorato il tempo di una settimana; questa volta, andando per multipli, è durata 12 giorni, proprio quante sono le tribù del popolo eletto. 

La voce dell’Iran

L’Iran ha fatto sentire la sua voce secondo un modello perfetto di reazione, preavvertendo graziosamente il nemico di un lancio di missili e invitandolo a scansarsi perché non ci fossero vittime. All’appello manca la soluzione definitiva della faccenda ed ai 7 problemi matematici del millennio ancora irrisolti può aggiungersi la pace in Medio Oriente, un match infinito che vive di continue sospensioni e di ritorno alle armi.

Mao Tse Tung era anche chiamato il 4 volte grande, chissà il Presidente USA non voglia uguagliarlo e superarlo.