Roma, 20 nov. (askanews) – Dopo mesi di stallo, i negoziati per porre fine al conflitto in Ucraina riprendono slancio con una proposta americana di cui si hanno molte indiscrezioni e non un testo, e che ha già suscitato le proteste da parte europea, dato che Ucraina, come Ue e le principali cancellerie, non sono state coinvolte nel dibattito per la nuova iniziativa. L’Europa e l’Ucraina vogliono una pace “giusta e durevole”, ma non “alcuna forma di capitolazione”, ha detto il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot prima del Consiglio Affari esteri dell’Unione Europea a Bruxelles, seguito dai colleghi di gran parte degli Stati membri. L’Ungheria tiene il punto, remando controcorrente: “se la dirigenza europea fosse normale dovrebbe aver immediatamente fermato i finanziamenti all’Ucraina e chiesto un audit, dobbiamo sapere come i soldi dei contribuenti europei sono stati spesi in Ucraina”, ha affermato il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, martellando sul delicato tasto dello scandalo di corruzione che sta terremotando i vertici ucraini.
Ieri la notizia del nuovo piano americano è stata accompagnata da indiscrezioni su un certo ottimismo dell’amministrazione Usa, di potere arrivare a un accordo in tempi brevissimi, forse addirittura questa settimana. A Mosca si tiene un basso profilo, oggi il Cremlino ha detto che con gli Stati Uniti ci sono contatti, ma non negoziati in corso.
Ecco cosa sappiamo del piano che, se confermato, non può piacere all’Ucraina e all’Europa, in quanto accoglie l’impianto di base delle rivendicazioni russe.
La bozza di questo piano è scaturita da una serie di incontri riservati tenutisi a Miami alla fine di ottobre. Tre giorni di consultazioni tra l’inviato speciale americano Steve Witkoff e Kirill Dmitriev, rappresentante personale di Putin e capo del fondo sovrano per gli investimenti esteri della Russia. Fonti vicine ai negoziati hanno descritto un clima costruttivo, e lo stesso Dmitriev, in dichiarazioni riportate da Axios, ha espresso un cauto ottimismo, affermando di credere nelle possibilità di successo del piano perché, a suo dire, “la posizione russa sta venendo veramente ascoltata” dai mediatori americani.
L’architettura generale del piano sarebbe stata ispirata dal precedente modello di trattativa in 20 punti che Trump aveva proposto per di Gaza.
I dettagli rimangono segreti, ma secondo fonti ben informate la proposta si articola su quattro pilastri fondamentali e interdipendenti. Il primo riguarda la definizione di un cessate-il-fuoco duraturo e di un nuovo assetto di relazioni tra Russia e Ucraina. Il secondo pilastro è incentrato sulla complessa questione delle garanzie di sicurezza internazionali, un punto cruciale per Kiev, ma anche per la Russia. Il terzo affronta il tema più ampio della sicurezza collettiva in Europa, mentre il quarto è dedicato al futuro delle relazioni diplomatiche ed economiche degli Stati Uniti con Mosca e Kiev.
Il piano conterrebbe significative concessioni territoriali a favore di Mosca, restrizioni sulle alleanze militari di cui Kiev può far parte, un netto ridmensionamento delle forze armate ucraine (dimezzate, secondo alcune fonti anche più che dimezzate), e possibili limitazioni al dispiegamento di forze NATO in alcuni paesi membri dell’Europa orientale, come i Paesi Baltici.
La scelta di Dmitriev come interlocutore da parte russa non è casuale. Il banchiere, formatosi negli Usa, è infatti un ferreo sostenitore della necessità di rivitalizzare la collaborazione economica tra Russia e Occidente. La sua partecipazione diretta fa quindi supporre che aspetti cruciali del piano siano dedicati al ripristino progressivo della cooperazione economica e commerciale tra Washington e Mosca. Questa prospettiva si scontra però con la realtà delle sanzioni, che l’amministrazione Trump ha recentemente inasprito, anche se l’entrata in vigore di nuove, dure misure sarebbe stata rinviata proprio ieri.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha cercato di smorzare gli entusiasmi che la notizia ha diffuso a Mosca, dichiarando ai giornalisti che la posizione russa “non è cambiata” rispetto a quanto discusso ad Anchorage nel vertice di Ferrgosto tra Vladimir PUtin e Donald Trump. Al momento “non c’è nulla da aggiungere”, ha affermato.
Anche la posizione ucraina rappresenta un’incognita, di grande peso. L’inviato americano Witkoff ha incontrato a Miami il consigliere per la sicurezza nazionale ucraino, Rustem Umerov, per illustrargli le linee generali del piano. Tuttavia, non è affatto chiaro se Kiev sia disposta ad accettare una bozza di accordo alla cui stesura non ha partecipato direttamente, violando il suo principio cardine di “nulla su di noi, senza di noi”. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky si trova in una posizione particolarmente delicata, stretto tra uno scandalo corruzione che si sta aggravando sul fronte interno e le recenti avanzate delle forze russe nella regione del Donbass, in particolare nell’area di Pokrovsk. Questa congiuntura di vulnerabilità è considerata dagli analisti una delle ragioni per cui l’amministrazione Trump ritiene che Mosca potrebbe essere più incline a considerare seriamente questa nuova iniziativa di pace.
I segnali di un’imminente accelerazione abbondano. Il Segretario dell’Esercito americano, Dan Driscoll, è a Kiev alla guida di una delegazione di alto livello, ufficialmente per colloqui sulla strategia militare e sulle tecnologie che servono all’Ucraina. E’ tuttavia osservata con attenzione come un possibile segnale della volontà di Washington di chiudere rapidamente l’accordo. Nel frattempo, Zelensky, ieri in Turchia e oggi alle prese con le convulsioni della politica interna, ha confermato di aver ricevuto da Washington alcune “posizioni e segnali”, senza fornire ulteriori dettagli.

