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martedì, 30 Dicembre, 2025
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Ucraina, una trattativa che riguarda il mondo

Dalla soluzione del conflitto dipendono gli equilibri globali e il futuro stesso del progetto europeo.

Un negoziato ancora avvolto nellincertezza

Nessuno sa, ad oggi, quale sarà l’accordo finale sul destino e sulla prospettiva dell’Ucraina.

Nessuno lo sa per un motivo semplice: l’oggetto della trattativa – i territori da cedere o da mantenere, da un lato, e la sicurezza dello Stato ucraino dall’altro – resta nella piena discrezionalità del Presidente americano e del dittatore russo, dove, purtroppo, opinioni e soluzioni cambiano con una rapidità impressionante. E a prescindere.

Ma, al di là di questo dato, decisivo e determinante ai fini di un accordo complessivo e della cessazione di un conflitto che dura ormai da oltre tre anni, esistono alcune costanti che non possono essere taciute.

Il protagonismo americano e il ritorno della diplomazia

La prima costante riguarda il protagonismo politico e diplomatico del vertice del potere americano.

Un protagonismo che è frutto del carattere e dell’approccio del nuovo Presidente, ma che – è inutile negarlo – ha introdotto una svolta positiva anche in vista della fine del conflitto russo-ucraino.

Continuare a contrastare, demolire o criminalizzare la politica e lo stesso approccio del nuovo potere degli Stati Uniti d’America appare sterile. Al di là di simpatie, condivisioni o pregiudiziali politiche, culturali e ideologiche, si tratta semplicemente di prendere atto che con Trump è tornata una concreta volontà di ricostruire un percorso di pace. Difficile, contorto, contraddittorio e confuso, ma reale.

Come, del resto, è già avvenuto per la questione mediorientale.

UnEuropa meno subalterna, ma ancora incompiuta

In secondo luogo, l’Europa è tornata, lentamente ma progressivamente, a farsi sentire.

Non siamo certo alla stagione storica di De Gasperi, Adenauer e Schuman. Tuttavia è indubbio che, forse secondo lo slogan “di necessità virtù”, i principali Paesi europei stanno recuperando un ruolo politico più incisivo.

Un ruolo che supera l’esclusivo dominio franco-tedesco e la subalternità degli altri Stati. Certo, dall’Europa ci si aspetta molto di più, ed è giusto pretenderlo. Ma sarebbe intellettualmente disonesto sostenere che l’Unione sia ferma al palo o che giochi un ruolo del tutto aleatorio nello scacchiere internazionale.

Si intravede, piuttosto, un soprassalto di dignità politica, imposto anche dalle nuove, inedite e drammatiche vicende che attraversano il pianeta.

La politica estera come misura della credibilità

Infine – ma non per ordine di importanza – la politica estera è tornata centrale nelle agende politiche nazionali.

Ed è un segnale positivo. La centralità della politica estera è infatti la precondizione per la credibilità, la maturità e l’autorevolezza di un partito, di una coalizione e, soprattutto, di un governo. E di una classe dirigente.

Non esiste una vera cultura di governo quando proprio sulla politica estera si balbetta, si è incerti o, peggio ancora, si inseguono le mode del momento.

LUcraina come nodo del futuro europeo

Ecco perché dalla soluzione della “questione ucraina”, oggi ancora avvolta nelle nebbie della trattativa, dipende non solo il destino – decisivo – di una regione cruciale per gli equilibri della geopolitica mondiale, ma anche il futuro dell’Europa e dei singoli Paesi europei.

Una trattativa che riguarda l’Ucraina, certo. Ma che, in realtà, riguarda il mondo intero. Ucraina, una trattativa che riguarda il mondo