“Il suo passaggio nelle diocesi – scrive l’autore -, la sua parola in un convegno, lasciavano una traccia. Vi è una stima che si fonda nel tratto umano della Barelli, nella sua capacità di entusiasmare con la parola, di coinvolgere, di sollecitare e disporre all’impegno, ma unanime è il riconoscimento di un carisma religioso-spirituale…”. Questo ritratto della Barelli è apparso sull’Osservatore Romano di ieri. Per gentile concessione, l’articolo viene qui riprodotto integralmente.  

 

Si può riconoscere in Armida Barelli un particolare carisma? Uno di quei doni straordinari, dati dallo Spirito, che rappresenta un elemento dinamico, capace di rinnovare il popolo di Dio.

Parlando al Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac) Papa Francesco ha detto che il carisma dell’associazione «è il carisma della stessa Chiesa incarnata profondamente nell’oggi e nel qui di ogni Chiesa diocesana che discerne in contemplazione e con sguardo attento la vita del suo popolo e cerca nuovi cammini di evangelizzazione e di missione a partire dalle diverse realtà parrocchiali». Il Pontefice ha citato in proposito quattro pilastri costanti: la preghiera, la formazione, il sacrificio e l’apostolato. Oggi l’apostolato missionario ha bisogno di preghiera, formazione e sacrificio. «C’è un dinamismo integratore nella missione», quindi ci sono dei doni, dei pilastri: tocca a ciascuno, nel momento storico, trafficarli, trovare le priorità.

 

La biografia della Barelli, la sua ricerca vocazionale la porta verso quello che può essere considerato il suo carisma: vivere nel mondo con radicalità evangelica spendendo la propria vita nell’annuncio missionario. È in qualche misura una novità che si affianca all’intuizione che era stata già della Gioventù cattolica maschile e che aveva costituito, a metà dell’Ottocento, il carisma fondativo dell’Azione cattolica visto da Mario Fani nella «carità verso i giovani» verso cui esercitare una missionarietà evangelizzatrice, sulla scia delle prime generazioni apostoliche, da cui prende vita un’azione formativa e organizzativa inedita per il laicato.

 

Santificarsi stando nel mondo


Armida vive la sua vocazione in una secolarità che percorre una strada non battuta, prendendo i voti, ma non facendo vita comune in un ordine religioso e di cui, in certa misura, è debitrice anche a un’intuizione di Agostino Gemelli il quale, il 10 agosto del 1910, le indica una strada nuova: «Si può rinunciare al mondo e consacrarsi a Dio, senza bisogno di entrare in convento», e di lì a poco, in un’ulteriore lettera le consiglia di entrare nel Terz’Ordine francescano: «Prenda come protettrice, oltre santa Elisabetta, la beata Rusconi, patrizia milanese del Terz’Ordine, che si è santificata stando nel mondo».

 

Ancora Gemelli in una lettera da Bonn del 1913, le ribadisce: «Il Signore l’assista e faccia di lei una santa laica nel vero senso della parola, non come “le suore in casa”, ma com’erano le prime vergini e martiri cristiane, che hanno ingigantito la missione della donna nel mondo. E chissà quale parte hanno avuta nella diffusione del cristianesimo. Così deve fare lei: laica, ma santa».

 

Il suo carisma matura quindi come risposta a una esigente ricerca vocazionale a partire da una chiamata che viene dalla Chiesa, ma anche da un “sentirsi chiamata” «a collaborare più immediatamente con l’apostolato della Gerarchia a somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l’apostolo Paolo nell’evangelizzazione, faticando molto per il Signore» (Lumen gentium, n. 33). Il modo radicale in cui lo vive apre la strada a tante vocazioni femminili e contribuisce a dare un nuovo volto all’associazionismo cattolico. In lei sono riconoscibili alcune caratteristiche frutto di un dono e che manifestano il suo carisma. In primo luogo la fede intesa come fiducia in Dio e perciò fiducia negli esseri umani e nel mondo. La passione per il mondo, per la storia, per le vicende umane, da cui trarre tutto il bene possibile; poi la fraternità-sororità vissuta in relazioni profonde di amicizia, nella Gioventù femminile, con grandi figure del suo tempo come padre Gemelli. 

 

Nel suo caso la testimonianza di vita cristiana, la pratica dei consigli evangelici rimanendo nel mondo, il sostegno alla dimensione missionaria della Chiesa, la partecipazione attiva, alla vita delle Chiese particolari, così come l’animazione cristiana della società sono altrettanti carismi laicali da lei vissuti nel servizio alla comunità ecclesiale. Sono quei doni particolari (1 Cor 12, 11), che lo Spirito Santo, «che già opera la santificazione del popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti, elargisce ai fedeli» perché mettendo «ciascuno a servizio degli altri il suo dono al fine per cui l’ha ricevuto, contribuiscano anch’essi, «come buoni dispensatori delle diverse grazie ricevute da Dio» (1 Pt 4, 10), all’edificazione di tutto il corpo nella carità (cfr. Ef 4, 16)» (Apostolica actuositatem, 3).

 

La chiamata dei laici all’apostolato


È un dono da lei vissuto radicalmente nella sua famiglia spirituale, che si estende poi, attraverso la Gioventù femminile fino a coinvolgere migliaia di donne.

 

Il legame che unisce Armida Barelli all’Azione cattolica, intesa — prima che come organizzazione — come vera e propria vocazione, come chiamata dei laici all’apostolato, è un punto essenziale della sua biografia. Ed è su questo punto, poco studiato, che il suo contributo alla più generale storia dell’associazione e dell’intero movimento cattolico, risulta innovativo e ricco di sviluppi.

 

Lei, estranea alle forme intransigenti proprie di fine Ottocento, si avvia verso un nuovo impegno, si identifica in questo ideale di vita, al punto da immergersi totalmente, in una dedizione vocazionale capace di motivare in profondità generazioni di giovani donne, di riunirle, di formarle, di guidarle. Intravede una nuova strada per un apostolato vissuto dalle donne in prima persona, con genialità e forme inedite. La collaborazione con la gerarchia ecclesiastica, pur rispettando le forme, vede nascere un protagonismo laicale nuovo, più ancora perché vissuto da donne. L’organizzazione è solo uno strumento che consente di diffondere e strutturare una esperienza centrata sulla nota religiosa che caratterizza l’Azione cattolica a partire dal suo sorgere.

 

La fondazione della Gioventù femminile cattolica e il lungo percorso che Barelli compie nell’associazione sono il punto centrale della sua esperienza cristiana. Delle varie opere in cui si concretizza il progetto Barelli, «la Gioventù femminile — dirà Lazzati — occupa senz’altro il primo posto, cronologicamente e quantitativamente. Essa offre infatti lo strumento più articolato per agire nel profondo della società italiana».

 

La Gioventù femminile segna in tal senso un passaggio rilevante nella vicenda dell’Azione cattolica contemporanea, nel chiarire la natura vocazionale del carisma dell’associazione, dando così un contributo determinante alla maturazione del laicato nella stagione che precede il Concilio.

 

Il Vaticano ii, richiamando l’insegnamento paolino, valorizzerà la dimensione carismatica dei laici: «Ogni laico, in virtù dei doni che gli sono stati fatti, è testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa “secondo la misura del dono del Cristo” (Ef 4,7)» (Lumen gentium, 33).

 

«Vederla e sentirla ti cambiava la vita»


Il riconoscimento del suo carisma ha una conferma di cui si ha traccia nelle molte lettere inviate a lei nei primi anni della Gioventù femminile delle socie di tutt’Italia. (Cara Sorella maggiore… La nascita della Gioventù Femminile. Lettere ad Armida Barelli dalle diocesi italiane [1918-1921], Vita e Pensiero, 2022)

 

Il suo passaggio nelle diocesi, la sua parola in un convegno, lasciavano una traccia. Vi è una stima che si fonda nel tratto umano della Barelli, nella sua capacità di entusiasmare con la parola, di coinvolgere, di sollecitare e disporre all’impegno, ma unanime è il riconoscimento di un carisma religioso-spirituale che risveglia il desiderio di “farsi sante”.

 

Molte si rivolgono a lei per avere un consiglio nella ricerca vocazionale: «Cara Signorina, nostra buona sorella, ci aiuti a scoprire la via che dobbiamo percorrere!». Senza nulla togliere al ministero specifico del sacerdote, si diffonde una possibilità di consiglio e di cura spirituale anche a misura di laici all’interno dell’associazione.

 

Camilla Milesi scrive da Ancona: «Forse tutte le giovani d’oggi non possono capire e sentire cosa è stato il movimento al suo sorgere e quale forza di attrazione Dio avesse dato a quella creatura per toccare i cuori, per imprimere nelle volontà la forza di darsi all’ideale che Ida impersonava, per volontà di Dio. Vederla e sentirla era molte volte un’impressione che decideva dell’orientamento di tutta una vita».

 

[Fonte: L’Osservatore Romano, venerdì 29 aprile 2022]

 

Ernesto Preziosi ha scritto un’ampia biografia della Beata per conto della casa editrice San Paolo. Per saperne di più clicca qui https://www.sanpaolostore.it/armida-barelli-biografia-ernesto-preziosi-9788892228061.aspx