È di questi giorni la notizia di due uomini italiani fermati in Argentina con una bimba nata da maternità surrogata, insieme a sua mamma.
A prescindere dalle questioni di carattere giuridico (se tale pratica è reato, di quale gravità e dove è perseguito), il racconto dell’articolo mi ha profondamente colpito perché la nascita di un figlio, da straordinario evento di amore “da urlare al mondo”, si è trasformato in una specie di complotto internazionale dove la mamma svolge il ruolo segreto di babysitter (con tutto il rispetto per chi fa coscientemente quel lavoro).
Nel caso specifico, le Autorità argentine stanno indagando sull’ipotesi di tratta di bambini da parte di organizzazioni poco raccomandabili che sfruttano, in loco, donne vulnerabili e, nel mondo, persone desiderose di avere un figlio. Probabilmente un caso limite che però interroga sulla maternità surrogata e ciò che inevitabilmente rischia di ingenerare.
Premessa la buonafede di tante coppie che desiderano avere un figlio, preso atto dei limiti esistenti in Italia sia sulla possibilità di fecondazione assistita sia sulla disciplina delle adozioni, davvero si può credere che, dall’altra parte del mondo, in Paesi, città e quartieri con livelli esagerati di povertà, esista una donna che liberamente, spontaneamente e gratuitamente desideri offrire se stessa (scusate la crudezza, il proprio utero) a dei benestanti sconosciuti che vengono da lontano? Del caso in oggetto dell’articolo si parla di un compenso di 5.500 euro solo per la mamma, oltre altre numerose spese accessorie e l’agenzia di intermediazione.
Ricordo anche che la sentenza n.33/2021 della Corte costituzionale considera la maternità surrogata una intollerabile offesa alla dignità della donna, oltre che spesso occasione di abusi e di sfruttamento. Allo stesso tempo una recente Risoluzione del Parlamento europeo la considera violazione di diritti umani perché sfruttamento della donna e privazione al bambino di fondamentali diritti.
Dobbiamo avere il coraggio e la serenità di ribadire che non esiste il diritto assoluto, per un adulto, di avere un figlio; più che mai con la conseguenza di allontanarne per sempre la mamma come nella maternità surrogata.
Altra cosa è il diritto inviolabile del bambino (soggetto debole e innocente), una volta nato e a prescindere dal come nato, di avere una madre e di conoscere le proprie origini.
Questa fredda vicenda, ambientata fra Italia e Argentina, segnala però l’importanza di riflettere con le proprie sensibilità, senza guerre ideologiche di un sapore antico, su un argomento di grande umanità e sui soggetti più vulnerabili da difendere.
Sarebbe bello che alla fine, la mamma, innamoratasi della propria creatura, decidesse di crescerla lei, magari con l’aiuto del sistema pubblico e del volontariato.