Un nuovo modello di sviluppo

“Un nuovo modello di sviluppo”. L’ultima riflessione di papa Francesco su questo tema non può cadere nel silenzio generale in un momento grave per l’umanità.

“Un nuovo modello di sviluppo”. L’ultima riflessione di papa Francesco su questo tema non può cadere nel silenzio generale in un momento grave per l’umanità.

Soprattutto la politica deve riflettere su un dato concreto che riguarda il futuro: questa crisi dovuta alla pandemia ha già cambiato il mondo nelle sue diverse forme di vita sociale.

In altre parole, il mondo non sarà più come prima ed è necessario interrogarsi oggi su come costruire una nuova idea di sviluppo sostenibile che archivi definitivamente stili di vita legati soprattutto all’economia.

Non è azzardato affermare che un ciclo dell’umanità si è ormai chiuso ed occorre prenderne atto. Cambieranno stili di vita, rapporti sociali, valori e, conseguentemente, anche il modo di concepire il lavoro.

Verso la fine degli anni Sessanta, in pieno clima di protesta sessantottina, un gruppo di intellettuali francesi sintetizzò in uno slogan un programma di sviluppo del mondo del lavoro rivoluzionario per quell’epoca: “lavorare meno per lavorare tutti.” Il concetto venne ripreso in Italia, agli inizi degli anni Settanta, da Livio Labor e dal suo Movimento Politico dei Lavoratori (MPL).

Ma nella situazione attuale anche questa intuizione non basta più, perché inserita all’interno di un modello di economia che ha fatto il suo corso ed è quindi superato: il nuovo richiede di essere al passo con i tempi se davvero si vuole ridare speranza e dignità di vita ad una moltitudine di cittadini.

Queste esigenze pongono ed impongono alla politica l’assunzione di una grande responsabilità. Più che pensare a nuove organizzazioni interne, a leadership insulse, occorrerebbe interrogarsi su nuove idee programmatiche da offrire ai giovani per un nuovo domani di lavoro e di benessere.

Ma per fare questo, occorre prendere coscienza che il nuovo mondo del lavoro si baserà, oltre che sulle nuove tecnologie che avanzano rapidamente, su una nuova idea di ambiente. Sarà quest’ultimo il settore (insieme a quello dell’assistenza sanitaria) che occuperà una parte consistente della popolazione.

E quando si parla di ambiente non si fa riferimento solo alla sua difesa e tutela, ma anche ad una nuova agricoltura che sappia ripudiare quella cultura liberista secondo la quale il profitto legittima l’uso di concimi e veleni chimici. L’agricoltura, come tutte le altre attività non solo produttive, è finalizzata all’uomo, alla sua qualità, salubrità e benessere di vita.

Rispetto a queste problematiche, gli attuali partiti politici sono totalmente assenti, vivacchiano pensando all’oggi, a come conquistare qualche piccola fetta di consenso per restare in vita, mentre la stragrande maggioranza degli elettori o disertano le urne, oppure, nel vuoto ideale del panorama politico, si aggrappano a rivendicazioni populiste che non rappresentano la propensione verso la costruzione di un sistema basato sul bene comune.

Se la politica non medita su queste questioni e non fa uno sforzo di qualità (rispetto alla quantità), non è difficile immaginare una crisi della stessa democrazia ed il ritorno a quella figura del condottiero che sale al potere per pensare e decidere per tutti.