Vi racconto un aneddoto per capire chi fosse Franco, che anche da seconda carica dello Stato non perdeva la sua umanità e continuava ad interessarsi della politica di territorio.
Correva l’anno 2006.
Io ero da poco Presidente di municipio e in grande affanno perché non riuscivo a chiudere il quadro con la giunta. Franco era da qualche settimana Presidente del Senato.
Una cara amica comune organizza una cena privatissima e blindatissima, che io, però, non riesco a godermi, perché ogni minuto il telefono squillava ed erano i big degli allora ds, verdi e udeur che pretendevano posti per i loro uomini, mentre io volevo una giunta metà al femminile.
Insomma le donne non me le volevano dare !
A metà cena Franco, vedendomi scura in volto, si alza, mi prende sottobraccio, mi porta in disparte e mi chiede con quel suo accento forte : “Ma che hai? Che combinate li all’Eur? “
E io gli racconto il mio problema e della prepotenza dei partiti. Lui mi guarda e mi dice : “E tu fai benissimo a tenere il punto sulla presenza femminile. Barra ferma e continua a pretendere che ti diano il nome di una donna. Vedrai che qualcuno prima o poi cede. Ora fammi un bel sorriso e torna a cena. Poi mi farai sapere come è andata !”
Ecco, lui con tre parole mi tolse un problema e mi ridiede il sorriso.
Detto questo, non solo mi richiamò la settimana dopo per congratularsi per la giunta rosa che avevo fatto (le donne alla fine me le ero scelte da sola e anche brave), ma si prenotò a venire al mio municipio per celebrare l’8 marzo.
E così fece.
L’8 marzo del 2007 lo trascorse con me all’Archivio di Stato dell’Eur in un convegno sulla storia delle donne in politica, con il grande Sandro Curzi, la giudice della consulta Rita Saulle, mia cara amica, e Simona Izzo.
Dove lui tenne banco per un’ora parlando con tutti e incantando la platea.
Ecco, anche questo era Franco Marini.
Ed è bello raccontarlo per quello che era.