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venerdì, 23 Maggio, 2025
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Una crisi di governo strisciante spinge a ricomporre il centro

Politica estera ambigua, fratture interne e un’economia che arranca: il governo Meloni non mantiene le promesse. L’area cattolica democratica deve tornare protagonista nella costruzione di un’alternativa credibile.

Con un editoriale dell’8 gennaio scorso sul “Popolo”  (https://www.ilpopolo.cloud/politica/1316-bilancio-di-governo-e-prospettiva-dei-dc-e-popolari.html) avevo tracciato un primo bilancio dell’azione del governo Meloni. A distanza di poco più di quattro mesi constatiamo il permanere di due linee divergenti in politica estera: da una parte la presidente del Consiglio, dall’altra il suo vice Salvini. Il risultato è un’ambiguità strutturale che mina la credibilità dell’Italia sul fronte europeo, dove si consolida l’asse franco-tedesco e si registra un significativo riavvicinamento del Regno Unito all’Unione.

Fratture interne e narrazioni smentite

In vista delle elezioni regionali, la maggioranza è attraversata da fibrillazioni sul limite dei mandati per i presidenti regionali, con il rischio di una spartizione “cencelliana” dei candidati — salvo colpi di scena della Lega. Ma è sul piano economico e sociale che emergono le crepe più profonde. Il recente Rapporto ISTAT (https://www.istat.it/comunicato-stampa/rapporto-annuale) smentisce la narrazione trionfalistica del governo e dei media a esso vicini. Secondo i dati ufficiali:

  • il PIL frena nel 2025
  • il 23,1% della popolazione è a rischio povertà o esclusione
  • i salari hanno perso il 10,5% in cinque anni
  • una persona su dieci rinuncia alle visite specialistiche
  • negli ultimi dieci anni sono emigrati 97.000 laureati, di cui 21.000 nel solo 2023.

Le responsabilità della maggioranza

Alcuni amici dell’area DC, vicini alle posizioni della destra, minimizzano la portata della crisi sostenendo che si tratti di problemi ereditati. Ma Giorgia Meloni si era presentata come l’inizio di una nuova stagione. I numeri mostrano invece un peggioramento della condizione italiana, di cui la maggioranza dovrà, prima o poi, farsi carico. In una situazione politica normale, tali divaricazioni in politica estera e interna avrebbero già prodotto una crisi di governo. Nulla accade perché manca una vera alternativa.

La ricostruzione al centro

Premierato mal definito, autonomia differenziata divisiva, tensioni continue: la situazione è instabile e sfidante. In questo contesto, l’area cattolica democratica, liberale e cristiano-sociale è indispensabile per costruire un centro nuovo nella politica italiana, capace di ridare voce alla maggioranza silenziosa degli astenuti.

Questo centro dovrà coinvolgere le componenti popolari, liberali, repubblicane, riformiste socialiste, nel solco della tradizione democratica nazionale.

Dopo anni di diaspora, è tempo che i superstiti dell’esperienza DC superino i personalismi e tornino all’unità. Le prossime elezioni comunali, provinciali e regionali saranno decisive per costruire liste unitarie d’area, riportando nei consigli eletti esponenti della nostra cultura politica.

Un’opportunità da cogliere

Auspichiamo che anche da alcune iniziative centrali già in programma nelle prossime settimane possa venire una spinta positiva. È tempo di responsabilità e visione. Il Paese ne ha bisogno.