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sabato, 2 Agosto, 2025
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Una lezione dalla Metro B di Roma ai Grandi della Terra

Cosa dovrebbero imparare i potenti del mondo da un gruppo di ragazzi in viaggio.

A voi, grandi della Terra,

Vi scrivo dalla metropolitana di Roma, la stessa che prendo ogni mattina per andare in ufficio. Ma ieri, questa routine si è rotta, e al suo posto è apparsa una scena che mi ha fatto riflettere. E vi scrivo perché credo che questa scena sia una lezione che voi, seduti nei vostri palazzi di potere, dovreste ascoltare.

La carrozza non era piena dei soliti volti stanchi, ma di ragazzi e ragazze provenienti da ogni angolo del mondo. Erano giovani, allegri, spensierati. Ho notato un gruppo di portoghesi che ridevano a crepapelle, e vicino a loro c’erano ragazzi di altre nazioni: francesi, spagnoli, tedeschi, americani. Non importava da dove venissero, quale lingua parlassero o il colore della loro pelle. L’aria era elettrica, carica di una gioia contagiosa. Si comunicava in modi diversi, con sorrisi, gesti, qualche parola di inglese o di un’altra lingua che tutti cercavano di capire. Non c’era astio, non c’era imbarazzo. C’era solo la voglia di stare insieme, di divertirsi, di condividere un momento.

Questa scena mi ha fatto pensare a una cosa che tutti sembrano aver dimenticato, o che forse non hanno mai voluto capire: i giovani, di qualsiasi epoca, hanno sempre cercato l’unione. Sono loro che hanno sempre detto “fate l’amore, non fate la guerra”. Non ho mai conosciuto un ragazzo che volesse andare in guerra, che volesse imbracciare un fucile e sparare a un altro ragazzo, suo coetaneo, solo perché viveva dall’altra parte di un confine tracciato su una mappa. I giovani vogliono viaggiare, conoscere, innamorarsi, costruire. Non vogliono distruggere.

Ma voi, grandi del mondo, sembrate sordi a queste voci. Seduti dietro le vostre scrivanie lucide, circondati da consulenti e generali, decidete le sorti di milioni di persone. Parlate di strategia, di confini, di risorse, di onore nazionale. E mentre voi parlate, le bombe cadono, le case vengono distrutte, i ragazzi muoiono. Non vi accorgete che state combattendo guerre che i vostri stessi figli e nipoti non vogliono? Che i vostri ideali di potere e supremazia sono solo fumo negli occhi, una coperta che nasconde la vostra incapacità di trovare una soluzione pacifica?

La verità è che la guerra non è la soluzione. Non lo è mai stata. La guerra non porta altro che morte e distruzione. Non c’è un vincitore, ci sono solo vinti. E il prezzo lo pagano sempre le persone più innocenti: i bambini, le donne, i ragazzi che sognavano un futuro diverso.

Dovreste prendere esempio da quei ragazzi in metropolitana. Dovreste capire che si può comunicare anche senza capirsi perfettamente, che si può ridere insieme anche se non si parla la stessa lingua. Dovreste capire che l’unica cosa che conta davvero è il benessere dei vostri popoli, la loro felicità, la loro sicurezza. Non un metro di terra in più, non una bandiera in più da piantare in un posto lontano.

Non è un sogno da ingenui, è la realtà. È la realtà di un mondo in cui le persone, se lasciate libere di incontrarsi, si uniscono invece di dividersi. Un mondo in cui l’umanità è più forte di qualsiasi confine. Non è un caso che quei giovani fossero così felici. Erano felici perché non avevano armi in mano, ma solo la voglia di stare insieme.

Spero che un giorno, seduti nel vostro ufficio, vi fermerete a pensare a questa scena. E spero che capirete che il vero potere non sta nel dividere, ma nell’unire. E che la vera grandezza non si misura in chilometri quadrati, ma in sorrisi.