Dunque l’idea non era da prendere di sotto il banco, era già un po’ che ronzava nelle loro teste e si trattava soltanto di trovare il momento giusto perché ciascuno la dichiarasse agli altri.
Un tempo giusto?
Si dice sempre che c’è un tempo giusto per le cose ma in Paradiso il tempo ha un corpo trasparente che è difficile da mettere a fuoco. Slitta su se stesso scappando sempre dal mirino che prova a fissarne il respiro e la polpa.
Presero il coraggio a quattro mani e si confessarono il desiderio che doveva avere un peso leggero per evitare che gli altri acconsentissero in virtù di una generosa reciproca indulgenza, sopportando ciascuno la scelta malgrado un’eventuale intima indifferenza o contrarietà. C’era in quella intenzione qualcosa di rivoluzionario e, almeno in ipotesi, Dio Padre si sarebbe frapposto malgrado l’amore di cui era pervaso, opprimendolo fino a soffocarlo.
Non nostalgia, ma verifica
Non era la nostalgia della terra, il richiamo della foresta ad ispirarli quanto l’urgenza di una verifica che serviva a far cadere le possibili illusioni che si erano create circa un timbro del loro passaggio nella umanità che avrebbe dovuto essere più o meno eterno e che si era invece scolorito fino a quasi suonare illeggibile e stonato. Negli ultimi anni le celebrazioni del Natale si erano fatte sempre più scadenti. Un’altra nascita li aveva soppiantati ed era di una carne che sembrava ignorante di ogni dolore soprattutto del prossimo.
Era giunto il tempo di ristabilire un po’ di ordine, di mettere nuovamente in equilibrio l’asse dei cuori ribaltato verso il precipizio.
Una natività ridotta all’essenziale
Questa volta decisero di semplificare le procedure evitando di ripetere in ogni punto il passato. Al bando quindi un altro Erode che avrebbe dato una mano a dare un po’ di brivido alla storia ed anche gli angeli potevano rinfoderare le armi tra le spalle. Non servivano che andassero in giro a schiamazzare la nascita del figlio di Dio, questa volta gli uomini avrebbero dovuto da soli mettersi in moto per quanto già avevano avuto occasione di sapere. Fatti fuori anche i re magi, il bue e l’asinello.
Del resto si era nel tempo di Avvento, non c’era molto altro da sbandierare o da aggiungere.
L’attesa rovesciata
Non ci fu bisogno si camuffassero per evitare di essere immediatamente riconosciuti. Forse qualche abito più adatto ai tempi ma non è detto. Si limitarono a scegliere una capanna e ad attendere che qualcuno si facesse vivo. Per Giuseppe e Maria fu come fare un tuffo nel passato e ne restarono immersi d’emozione quasi ad affogarsi.
Avevano deciso di ripetere solo il capitolo della natività ridotto all’essenziale e null’altro del dopo, nessuno strazio in agguato a presentare il conto finale. Per adesso Gesù era in disparte, nel retrobottega per non farsi vedere.
Senza stella, senza cometa
Le parti si erano invertite. Era la famiglia di Nazareth ad attendere che qualcuno si facesse vivo dalle loro parti e non gli uomini a fare il conto alla rovescia per esultare per la venuta al mondo del figlio di Dio.
Alla stella polare dovettero rinunciare. Un astro luminoso ha senso solo per indicare una rotta ma quello sembrava piuttosto scappare per evitare missili che solcavano il cielo. La cometa ricorse alla mimesi coprendosi del buio della notte per allontanarsi invisibile. I più avveduti avrebbero
dovuto allora seguire l’oscurità.
Il tempo come dono necessario
C’era però una condizione necessaria a cui obbedire per riuscire nell’impresa. Non erano oro, incenso e mirra a spalancare la visione di santità. Ci si sarebbe dovuti munire di un tempo da regalare, di una sosta priva di affanno, di una pausa capace di trattenere.
Per l’intanto Giuseppe e Maria erano lì in attesa di visite, accompagnati dal ricordo di quanto accadde millenni prima. In silenzio si tennero per mano. Guardavano la culla vuota e piansero senza piangere, lacrime che lavavano il mondo dalla sporcizia in cui era ricoperto.
Giuseppe sapeva bene del condono che gli fu fatto. Amò Gesù come dono di Maria, e in quell’amore riparò ogni torto possibile.
La bellezza di Maria e la pace di Gesù
Maria era alterata da una gioia che non riusciva a deformarla. Il cuore traduceva i suoi pensieri in note che poteva ascoltare solo il suo sposo. Giuseppe era per lei l’àncora terrena, l’amore umano che rendeva abitabile anche il cielo.
Gesù, allora come adesso, ha il cuore in pace. La salvezza è nei suoi genitori. Senza Giuseppe e Maria, sulla terra sarebbe stato un pesce fuor d’acqua.
Betlemme oggi: distrazione e oblio
Ora stanno passando i giorni, a Betlemme non tira una bell’aria. La Cisgiordania è terra di fermenti. Per distrarsi uomini e donne corrono negli affari domestici. La dimenticanza sembra la medicina più praticata.
La Santa Famiglia non è delusa, ma costretta ad aggiornare la scena. I fuochi d’artificio si confondono con i lampi delle armi.
Un ritorno che non è stato inutile
Pochi quelli che hanno riconosciuto la Santa Famiglia. La conversione appare un pericolo. Meglio ciò che si conosce che un futuro invisibile.
Maria e Giuseppe ripongono i panni in valigia. Gesù li abbraccia. Il ritorno alla terra è stato comunque un viaggio impareggiabile.
Il Paradiso ora agisce da riparo. Dio Padre, lasciando fare, sa sempre come fare.

