Bruxelles, 29 ott. (askanews) – ‘Nel Consiglio europeo è emersa finalmente’ con le conclusioni della riunione del 23 ottobre ‘la volontà di cambiare, di agire subito, con determinazione, responsabilità, visione strategica. È l’Italia di Giorgia Meloni, con la Germania, a guidare il fronte delle riforme, che devono essere radicali per rimuovere l’ideologia del Green Deal che ha soffocato l’industria e il lavoro europeo, e per indicare la strada del riscatto del nostro continente’. Lo ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, rispondendo ai giornalisti stamattina a Bruxelles, davanti al Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea dove incontrerà oggi diversi commissari.
‘Oggi – ha continuato Urso – incontrerò cinque commissari europei, altri due nei prossimi giorni a Roma, perché dobbiamo agire subito: nel settore delle auto, così come per le industrie energivore, per la siderurgia, la chimica, la carta, il vetro, la ceramica, il cemento. E’ necessario rimuovere lacci e laccioli, coniugare la sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale. L’Europa è assediata, noi siamo qui per liberarla’, ha sottolineato.
‘Serve – ha continuato il ministro – realismo, e quindi flessibilità, pragmatismo; serve la piena neutralità tecnologica, che significa libertà per la scienza, per la tecnologia, per le imprese, per i cittadini; serve un cambio di rotta radicale, come indica da tre anni il governo Meloni. E finalmente, con il supporto di tutte le associazioni di impresa europea, stiamo raggiungendo l’obiettivo: è un punto di svolta, dobbiamo essere determinati’.
A un giornalista che chiedeva se l’Italia appoggi gli obiettivi climatici per il 2040 (la Commissione ha proposto -90% delle emissioni rispetto al 1990, ma gli Stati membri non hanno ancora dato il via libera) e per il 2050 (riduzione del 100% netto, come prevede la legge Ue sul clima), e in che modo il governo voglia cambiare l’obiettivo zero emissioni nette per i veicoli nuovi al 2035, Urso ha risposto: ‘Il problema non sono gli obiettivi, sono le modalità per raggiungere quegli obiettivi’.
‘Oggi – ha rilevato il ministro – siamo in estremo ritardo, dobbiamo prenderne atto: non possiamo passare dalla subordinazione drammatica al carbon fossile della Russia ad un’altra più grave subordinazione alle materie prime critiche, alle tecnologie che oggi sono monopolio di un altro continente. L’Europa deve rilanciare la propria competitività; per farlo deve liberarsi dalla ideologia, deve vincere la ragione, deve vincere la libertà in questo continente.
Ma gli obiettivi climatici, gli è stato chiesto ancora, fanno parte dell’ideologia? ‘Così come sono stati enucleati – ha replicato Urso – con delle modalità che sono sostanzialmente dei vincoli, divieti, talvolta delle multe, delle sanzioni per le imprese, per il lavoro europeo, certamente fanno parte dell’ideologia. Noi dobbiamo essere pragmatici, realistici, renderci conto che il mondo è cambiato’.
‘Quando fu elaborata questa ideologia, questo totem del Green Deal – ha ricordato il ministro -, non c’era la guerra, non c’era la guerra commerciale, non c’era la guerra combattuta dentro l’Europa ai confini del nostro continente. Dobbiamo prendere atto che il mondo è cambiato, e dobbiamo rilanciare con i nostri valori anche le nostre imprese in questo contesto globale particolarmente sfidante e significativo. Tre anni fa eravamo forse i soli in Europa a dirlo, e oggi con noi vi sono la Germania, la maggioranza dei paesi europei, vi sono le associazioni di imprese europee che si riuniscono a Roma tra pochi giorni e che hanno elaborato documenti che supportano i nostri indirizzi di riforma di politica industriale e ambientale e sociale in Europa’.
Insomma, ha osservato il ministro, ‘finalmente ci danno ragione: questa è la strada giusta, ed è ancora una volta da Roma che viene, è l’Italia a indicarla alla nostra Europa. L’abbiamo sempre fatto con responsabilità, con trasparenza e con coerenza’.
‘Per questo – ha rilevato Urso – il governo di Giorgia Meloni è considerato affidabile: perché quello che dice, poi lo fa, con estrema coerenza. Per questo abbiamo scalato le classifiche dell’attrattività. Come dimostra l’Indice di Cernobbio, in tre anni siamo passati dal 23° posto nella classifica globale di attrattività al 16° posto. Come dicono tutte le agenzie in rating, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea, qualunque osservatore che analizzi quello che l’Italia ha fatto in questi anni manifesta stupore e sorpresa: perché da cenerentola ad Europa siamo diventati l’esempio e il modello di buon governo, capace di coniugare nel caos globale rigore sui conti pubblici, crescita, sviluppo ed equità sociale’.
E quindi, ha insistito il ministro, ‘è l’Italia che oggi, avendo fatto bene i compiti a casa, come mai nel passato, può indicare all’Europa con orgoglio, responsabilità, trasparenza, coerenza, la rotta da perseguire perché possa tornare il continente delle libertà e quindi della competitività. Noi vogliamo che le riforme siano radicali e che vengano fatte in questa stagione. Non accetteremo – ha avvertito Urso – che la montagna partorisca il topolino’.
Urso ha quindi risposto a una domanda sui biocarburanti, che per la prima volta la settimana scorsa la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha menzionato, in una lettera al Consiglio europeo, tra le possibili soluzioni (se saranno tecnologicamente ‘avanzati’) accettabili anche dopo il 2035, insieme alle auto ibride e i carburanti sintetici (‘e-fuels’), oltre ai veicoli elettrici.
‘Nel Consiglio europeo – ha detto il ministro – è emerso in tutta evidenza finalmente che la Commissione riconosce il valore della neutralità tecnologica, cioè della libertà tecnologica, importante sicuramente nel settore delle auto, ma anche nel settore dell’energia, come in altri comparti’, e ha riconosciuto quindi ‘l’utilizzo di ogni carburante ambientalmente sostenibile, e in modo specifico anche del biocarburante, che è una frontiera avanzata proprio per il sistema produttivo italiano’.
‘Questo – ha ribadito Urso – è un punto di svolta, ma è necessario che poi ci sia un adeguato riscontro in ogni documento che verrà realizzato in queste settimane; perché non voglio che la montagna partorisca il topolino. Noi siamo qui per questo: perché l’Italia è la punta avanzata insieme con la Germania, finalmente, del processo di riforma in Europa e non faremo sconti a nessuno’.
A un giornalista che chiedeva se per biocarburante ‘ambientalmente sostenibile’ intendesse biocarburante a zero emissioni nette, il ministro ha risposto: ‘Lo zero nella scienza non esiste; quello che deve essere sempre calcolato è tutto il ciclo produttivo, non solo quello che viene emesso dal tubo di scappamento, ma come quella batteria elettrica è stata realizzata, in quali miniere, con quale processo produttivo. Questo ci dice la scienza’.
Con i Trattati di Roma del 1957 che fondarono le Comunità europee, ha ricordato Urso , ‘noi sul principio della libertà abbiamo vinto contro l’ideologia; era l’altra Europa, quella comunista che diceva allo scienziato cosa dovesse scoprire, all’impresa cosa dovesse utilizzare e al lavoratore in quale fabbrica dovesse lavorare. Quell’Europa non ci appartiene, è stata sconfitta dalla storia. Noi siamo qui per riaffermare il principio delle libertà, proprio mentre prevalgono le autocrazie. Oggi più che mai è necessario tornare ai padri fondatori’.
‘La libertà – ha osservato ancora il ministro – significa anche la libertà della scienza, della tecnologia, dell’impresa, nello scegliere, nel decidere quale strumento è migliore per raggiungere lo stesso obiettivo’, in questo caso ‘la sostenibilità ambientale. Non ce lo deve imporre un burocrate di Bruxelles’.
Il ministro, tuttavia, non ha risposto alle domande dei giornalisti sulla posizione del governo italiano riguardo all’obiettivo per il 2040, su cui dovrà esprimersi il Consiglio Ambiente straordinario del 4 novembre.
Urso ha poi evocato regolamento Ue sui ‘dazi sul carbonio’, indicato dalla sigla Cbam (‘Carbon Border Adjustment Mechanism’), che dovrebbe entrare gradualmente in vigore dal 2026, e interessare le importazioni di alcuni prodotti (cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno). Il meccanismo mira a compensare, con questi ‘dazi climatici’, lo svantaggio sul mercato delle imprese dell’Ue rispetto ai prodotti importati da paesi in cui non si applicano normative per l’acquisto dei permessi di emissione analoghe al sistema Ets europeo.
‘Oggi – ha annunciato il ministro – avrò diversi colloqui con alcuni dei commissari interessati alla questione, affinché l’industria siderurgica europea e, in generale, le industrie energivore possano delineare un futuro, ovviamente green, che sia sostenibile. E per questo chiediamo maggiore flessibilità. E certamente la revisione immediata del meccanismo Cbam, che così come è stato configurato non tutela affatto le imprese europee, che giustamente si avviano sulla strada della tecnologia green, perché consente sostanzialmente che prodotti realizzati in altri continenti senza alcun rispetto dell’ambiente e del lavoro possano giungere nel nostro continente mettendo in dura crisi le nostre imprese. Noi non abbiamo un’ideologia da imporre, abbiamo solo la volontà di far prevalere la ragione’.
Urso non ha precisato a quali disposizioni del regolamento Cbam si riferiscano le sue critiche, ma è noto che le industrie energivore europee sono molto restie ad accettare la fine delle quote di emissioni gratuite che erano previste finora dall’Ets europeo, e che saranno abolite gradualmente proprio perché compensate dall’introduzione dei nuovi ‘dazi climatici’.
A un’ultima domanda sul sistema Ets2, che prevede a partire dal 2027 il pagamento di quote di emissioni da parte dei distributori di carburante e gas per i trasporti e per il riscaldamento domestico, e che è stato aspramente criticato da molti Stati membri, con la richiesta di rinviarne l’entrata in vigore, il ministro ha replicato: ‘Questa materia è competenza di un altro dicastero, perché è al Ministero dell’Ambiente e dell’Energia che sono state trasferite tutte le competenze in campo energetico e in campo ambientale. Io parlo sotto l’aspetto dell’impresa. Su ciò che non riguarda le imprese – ha concluso Urso – lascio che gli altri dicasteri, in piena coesione di intenti, si esprimono sulle loro competenze’. (fonte immagine: Mimit).

