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Venezia 82, "L’incanto" di Tomaso Pessina alle Giornate degli Autori

Roma, 29 lug. (askanews) – “L’incanto”, il nuovo documentario di Tomaso Pessina, è stato selezionato alla 22esima edizione delle Giornate degli Autori nella sezione Confronti. Il regista aveva già partecipato alle Giornate con il precedente film “Emilio Vedova, dalla parte del naufragio”.

Il docufilm esplora la magia del cinema attraverso molteplici sguardi. Da una parte, il maestro Pupi Avati, dall’altra la storia del Cinema Odeon di Milano, capolavoro déco inaugurato nel 1929, progettato dal bisnon­no del regista e ormai chiuso. Una sala che ha segnato l’immaginario di molte ge­nerazioni, ma adesso si prepara a diventare un centro commerciale di lusso. Dalla perdita simbolica di questa sala cinematografica nasce “L’incanto”, che intreccia il racconto personale con la forza dello schermo, ricostruendo un legame familiare profondo: quello tra il regista e il cinema, mediato dalla figura centrale di Pupi Avati.

Il film prende forma come un viaggio attraverso i temi, i paesaggi e le ossessioni di uno dei maestri del cinema italiano. Un viaggio personale e visivo tra memoria, appartenenza e immaginario collettivo, dove le conversazioni private con Pupi Avati si alternano a materiali d’archivio, e alle sequenze originali dei suoi film, che incontrano anche una nuova vita: l’animazione. A vivere non è solo l’eredità del maestro, ma il potere stesso del cinema di incantare e trasformare.

Al centro del film c’è il senso di appartenenza: a una fami­glia, a una città, a un paesaggio, a un’idea di cinema. Ma so­prattutto c’è il desiderio di capire cosa sia davvero “l’incanto”: una forza invisibile che lega chi fa i film, chi li guarda, e i luoghi – sempre più fragili – dove quella magia si manifesta.

“Il Cinema Odeon di Milano così come era, così come io l’ho frequentato da quando ero bambino, ha chiuso nell’estate del 2023. Il cinema è stato progettato e costruito nel 1929 dal mio bisnonno, Aldo Avati, uno degli architetti più in vista di quegli anni – ha spiegato il regista – quando ero bambino si andava con Nonna e famiglia al cinema Odeon: quello del ‘nonno nonno’. Sempre quando ero bambino una volta l’anno, circa, si andava al cinema a vedere il nuovo film di Pupi Avati. Un po’ la gloria della famiglia. Allora Pupi non l’avevo mai conosciuto né incontrato. Ma il suo cinema sì. Iniziava a germogliare. Poi è successo che io mi sono innamorato del cinema e che, poi, ho finito per lavorare al fianco di Pupi per molti anni. Il film parte dall’occasione narrativa della trasformazione del cinema Odeon in un centro commerciale di lusso per creare dei percorsi tra luoghi e volti familiari nel cinema di Avati. Questo è un film personale ma non è un film su di me. Ma un film sul Cinema. Su un Autore… Sull’Incanto. Per poi scoprire che l’Incanto altro non è che il Cinema”.