Da oggi gran parte del Paese torna in “zona gialla” (5 regioni arancioni), ma già da ieri migliaia di persone hanno anticipato i tempi riversandosi per le strade dello shopping e della movida e creando assembramenti che hanno fatto scattare il campanello d’allarme e il monito degli scienziati.

Le lezioni non ci bastano mai: dopo un ferragosto di aperture indiscriminate, un Natale e un Capodanno a singhiozzo nell’avvicendamento dei colori e nelle restrizioni o nelle deroghe per gli orari, come se il virus si fermasse al semaforo dei DPCM o dei decreti, cioè della burocrazia e delle scelte incomprensibili della politica, ora ci aspetta un Carnevale da liberi tutti.

Le ricorrenze si sa vanno festeggiate ma questo alternare severità estreme, ai limiti della violazione delle libertà civili a periodi inframezzati da concessioni, rimozione dei divieti, attenuazione dei controlli dimostra che se la politica basata sulla caccia al consenso prevale sulle indicazioni e sulle valutazioni della scienza non si rende un buon servizio al Paese.

Resta il fatto della “mondialità” della pandemia e le stretta interdipendenza che lega le azioni umane, singole e collettive, alle conseguenze che esse producono.

Errori nella gestione della pandemia ce ne sono stati a iosa: il MES è fermo al palo da mesi e mesi senza che qualcuno decida e risponda delle proprie responsabilità. Gli ospedali sono in carenza di personale, sulla fornitura dei vaccini si stanno formando coni d’ombra preoccupanti: saltano tutte le previsioni per la forte riduzione sui dati anticipati mentre il genoma del virus corre freneticamente verso mutazioni impreviste.

Gli stessi scienziati sono stati presi in contropiede: dopo l’enfasi del “vaccino che salverà tutti” ora affiorano dubbi sui tempi, le somministrazioni, i richiami, il target della popolazione interessato, l’efficacia “all’apparir del vero” dei vaccini stessi rispetto a intolleranze, reazioni anomale, varianti atipiche e differenti del virus. 

Il Prof Benini – Emerito all’Università di Zurigo aveva anticipato questi temi il 30 marzo 2020 e poi era ritornato sulla responsabilità vaccinale che le aziende fornitrici pongono in capo agli Stati , il 9 dicembre u.s. Il Prof Ricolfi, Docente di analisi dei dati all’Ateneo di Torino,  in un recentissimo libro – La notte delle ninfee –  ha evidenziato un malgoverno di fondo nella gestione dell’epidemia: ricordando che ci sono dei Paesi che non sono stati investiti dalla seconda fase, dal Giappone ad Honk Kong, dalla Norvegia, alla Finlandia, alla Danimarca, all’Irlanda, all’Australia, alla Nuova Zelanda.

Quanto a noi il Prof Crisanti – Direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Az. Osp, e Docente all’Università di Padova – ha previsto che non ci toglieremo la mascherina prima di due anni.

Resta il fatto che incertezze o errori non devono indurci ad atteggiamenti ostili alla scienza, unica vera nostra ancora di salvezza, il negazionismo e l’indifferenza sono i veri nostri nemici e i primi alleati del virus. 

I vaccini sono e restano la nostra vera, indiscutibile speranza.

Di indicazioni ne abbiamo ricevuto a iosa ma se siamo noi, coi nostri comportamenti, ad eludere le doverose azioni di prevenzione non avremo alibi nel giustificarci a posteriori.

Una terza ondata sarebbe il risultato di una politica acefala che non ha il coraggio di decisioni nette e drastiche, impopolari forse ma certo più utili dei tentennamenti e delle intermittenze.

Ma soprattutto sarebbe la conseguenza di azioni e omissioni che sono poste in capo alla nostra responsabilità individuale e collettiva.

Un principio di chiamata in causa che  riguarda tutti – ad uno ad uno- e va attuato giorno per giorno.

I pentitismi postumi non vanno più di moda e ci riporterebbero al punto di partenza. 

Pensiamoci ora, non domani.