Città del Vaticano, 28 apr. (askanews) – “Gesù il vero pastore della storia che ha bisogno della sua salvezza, conosce il peso che grava su ognuno di noi nel continuare la sua missione, soprattutto mentre ci troveremo a cercare il primo dei suoi pastori sulla terra. Come al tempo dei primi discepoli, ci sono risultati e anche fallimenti, stanchezza e timore. La portata è immensa, e si insinuano le tentazioni che velano l’unica cosa che conta: desiderare, cercare, operare in attesa di ‘un nuovo cielo e di una nuova terra’. E non può essere, questo, il tempo di equlibrismi, tattiche, prudenze, il tempo che asseconda l’istinto di tornare indietro, o peggio, di rivalse e di alleanze di potere, ma serve una disposizione radicale a entrare nel sogno di Dio affidato alle nostre povere mani”. Lo ha detto il cardinale Baldassare Reina, Vicario Generale del Papa per la Diocesi di Roma, nell’omelia pronuncia nel corso della messa in suffragio di Francesco, nel III giorno dei Novendiali, che si celebra nella Basilica Vaticana.
“Cercare un pastore, oggi, significa soprattutto cercare una guida che sappia gestire la paura delle perdite di fronte alle esigenze del Vangelo. Cercare un pastore che abbia lo sguardo di Gesù, epifania dell’umanità di Dio in un mondo che ha tratti disumani. Cercare un pastore – ha proseguito Reina – che confermi che dobbiamo camminare insieme, componendo ministeri e carismi: siamo popolo di Dio costituito per annunciare il Vangelo”.
La Chiesa e i fedeli, ha detto ancora, “domandano di essere guidati e sostenuti nella fatica della vita, tra dubbi e contraddizioni, orfani di una parola che orienti tra canti di sirene che lusingano gli istinti di autoredenzione, che spezzi le solitudini, raccolga gli scarti, che non si arrenda alla prepotenza, e abbia il coraggio di non piegare il Vangelo ai tragici compromessi della paura, alla complicità con logiche mondane, ad alleanze cieche e sorde ai segni dello Spirito Santo”.
“Quel gesto estremo, totale, estenuante, del seminatore – ha concluso il card. Reina riferendosi al Vangelo proclamato – mi ha fatto ripensare al giorno di Pasqua di papa Francesco, a quel riversarsi senza risparmio nella benedizione e nell’abbraccio al suo popolo, il giorno prima di morire. Ultimo atto del suo seminare senza risparmio l’annuncio delle misericordie di Dio. Grazie papa Francesco”.