Roma, 13 nov. (askanews) – “Una giornata storica” per “la qualità e la quantità delle intese bilaterali tra tecniche e governative sottocritte”, ben sedici, che apre una “fase nuova” tra Italia e Albania: “Un’amicizia che arriva da lontano ma che da oggi vuole essere più sistemica”. Al termine del vertice intergovernativo, il primo in questo formato, il sodalizio tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama e i rispettivi governi appare ancora più solido anche a difesa del protocollo sui migranti che ha portato all’apertura dei centri in Albania.
“Il Protocollo Italia-Albania funzionerà quando sarà messo in campo il nuovo patto migrazione e asilo”, assicura la premier. “Funzioneranno – garantisce – esattamente come avrebbero dovuto dall’inizio ma avremo perso due anni. La responsabilità non è la mia” se “arriveremo due anni dopo: ciascuno si assumerà le proprie responsabilità”. Meloni difende la bontà di quello che definisce “un meccanismo innovativo” di cui “non tutti hanno compreso la validità: in molti hanno lavorato per bloccarlo ma siamo determinati ad andare avanti”. Il riferimento è ai tribunali che hanno fermato i trasferimenti di migranti in Albania: “Se sono stati bloccati ritenendo che Bangladesh e Tunisia non fossero paesi sicuri quando la proposta di lista europea di paesi sicuri annovera quei paesi è giusto sospettare che queste decisioni avessero motivazioni di carattere diverso”. E all’opposizione che in Italia considera “non efficace” il Protocollo, la presidente del Consiglio ricorda che in Europa viene preso a modello da replicare tanto che “alcune nazioni europee da tempo cercano di inserirsi perché tutti comprendono che è rivoluzionaria nella gestione dei flussi migratori”. Anche se il primo ministro albanese Rama spiega (in italiano) che lo rifarebbe “cento volte” con l’Italia mentre “con altri paesi mai. Quando mi domandano ‘perché?’, rispondo ‘perchè non siete l’Italia, è un problema’”.
Proprio la cooperazione mostrata da Tirana in tema di migranti, per Meloni è la dimostrazione che “l’Albania si comporta già come una nazione membro dell’Unione europea, capace di una solidarietà coi paesi con cui coopera che di rado si è vista”, “è già una nazione europea”. L’obiettivo della premier sarebbe “poter avviare i negoziati politici” per l’adesione dell’Albania all’Ue “in occasione della presidenza di turno italiana del consiglio europeo prevista per i primi sei mesi 2028. Sarebbe uno sbocco naturale”. Il tempo c’è ma, come puntualizza la stessa premier, vanno prima chiusi i negoziati tecnici e se due anni sembrano tanti ma “con la burocrazia europea possono non esserlo”.
Tra i focus del vertice citati da Meloni durante le dichiarazioni alla stampa, “la realizzazione del corridoio 8, una dorsale che parte dalla Puglia e arriva sulle sponde del Mar Nero passando per l’Albania, per la Macedonia del Nord e la Bulgaria: avvicinare sempre di più le sponde dell’Adriatico e farne un corridoio strategico, mettere a disposizione di tutti le infrastrutture significa assicurare sviluppo, benessere e sicurezza all’Europa nel suo complesso”. Poi un focus dedicato alla sicurezza, alla cooperazione nella lotta al narco-traffico e alla cyber sicurezza. Ricordando che “l’Italia è il primo partner commerciale di Tirana”, la premier infine lancia l’obiettivo comune con Rama di organizzare un “business forum con le rappresentanze dei nostri sistemi produttivi per i primi sei mesi del 2026”.
Prima delle dichiarazioni congiunte alla stampa, sfilano davanti a Meloni e Rama per lo scambio delle intese i ministri italiani (Tajani, Piantedosi, Nordio, Crosetto, Pichetto Fratin, Giuli, Schillaci, Musumeci) e gli omologhi albanesi. “Siamo stati tutti un po’ commossi dall’attraversare la nostra assemblea plenaria con quasi venti ministri che hanno preso la parola esclusivamente parlando in italiano. Questo – secondo Meloni – racconta quanto l’Italia sia un punto di riferimento per l’Albania”.

