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Vicariato di Roma | Come ragionare e intervenire sull’irrilevanza dei cattolici

Il convegno su “La responsabilità della speranza e il lavoro dello spirito”, svoltosi sabato 29 marzo a Roma (Basilica di San Giovanni) sotto la presidenza del Cardinal Vicario, Baldassarre Reina, ha registrato una larga partecipazione.

L’evento ha avuto luogo mezzo secolo dopo un’altra iniziativa, concertata a suo tempo da Giuseppe De Rita, dal cardinale Ugo Poletti e da monsignor Enrico Bartoletti, sul tema “Evangelizzazione e promozione umana”: un evento che segnò significativamente il pontificato di papa Paolo VI Montini, insieme al Concilio Ecumenico Vaticano II e all’enciclica Populorum Progressio.

A distanza di mezzo secolo dall’iniziativa dell’allora quarantenne Giuseppe De Rita, del sessantenne cardinale vicario Ugo Poletti e del cinquantottenne monsignor Enrico Bartoletti, intitolata “Evangelizzazione e promozione umana”, che fu una pietra miliare nella storia evolutiva dei cattolici italiani, ha avuto luogo nella medesima cattedrale di Roma, la basilica di San Giovanni in Laterano, una nuova importante adunanza, promossa dal quasi novantatreenne Giuseppe De Rita, dall’attuale cardinale vicario Baldassarre Reina e dal gesuita Antonio Spadaro, e intitolata “La responsabilità della speranza e il lavoro dello spirito”.

Non si può non ricordare che Giuseppe De Rita, sempre a San Giovanni in Laterano, mezzo secolo fa, fu il regista (parte laica), con il cardinale Poletti e don Di Liegro (parte ecclesiale), del convegno “I mali di Roma” (1974) – il cui vero titolo era “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di giustizia e carità nella diocesi di Roma” – e, due anni dopo, con il cardinale Poletti e monsignor Enrico Bartoletti, del citato evento “Evangelizzazione e promozione umana” (1976). Mezzo secolo dopo, De Rita, a circa 93 anni di età, ricomincia ancora da San Giovanni. Se non di importanza storica pari a quelle svoltesi nello stesso luogo mezzo secolo fa, la sessione è stata tra le più importanti in assoluto degli ultimi anni, portandosi al livello dei migliori e più significativi pronunciamenti di Ratzinger e di Bergoglio. Con grande abilità e chiarezza, si è escluso che i contenuti emersi possano essere utilizzati da chiunque voglia rifondare un partito di cattolici democratici, sgombrando il campo da ogni possibile equivoco. Tuttavia, il termine chiave “irrilevanza” (nella società e non nella politica) riferito ai cattolici è comunque emerso.

L’occasione dell’adunanza è stata la presentazione della ricerca Censis sul fenomeno della perdita di religiosità, dell’“impigrimento” davanti alla pratica religiosa e quasi della rinuncia al cristianesimo manifestato da parte degli italiani.

Partendo dall’analisi svolta dal Censis sui “credenti non presenti” – una vasta “zona grigia” tra i cattolici italiani, fatta di soggettivismo e di distacco dalla pratica religiosa -, sono state rese note le conclusioni circa l’effettiva esistenza di reali possibilità di rianimare la quotidianità della zona grigia medesima e di potersi assumere la responsabilità di un progetto sul “lavoro dello spirito”. Dalla ricerca emerge come ci siano consistenti possibilità di aprire a una nuova vitalità, sempre più incarnata nelle reali esigenze umane e nella concretezza del quotidiano: dimensione che, sempre più e ad alta voce, viene rivendicata da plurime e vaste componenti della società civile, disgustate dalla lontananza avvertita sia in chi fa politica e amministrazione, sia anche in chi è ministro del servizio religioso presso il popolo.

Giulio De Rita, che ha coordinato la ricerca per il Censis, ha ricordato come «la nostra società avverta il forte bisogno di trovare una vocazione, di mettere a frutto i propri talenti». Soprattutto ora che ci si trova ad affrontare gravi crisi dal risvolto politico, sociale e antropologico quali la pandemia e la guerra: come è possibile che, di fronte a certe necessità e di fronte allo svuotamento delle istituzioni guida per eccellenza, la Chiesa, rimasta l’unica istituzione universale e in grado di dialogare ed essere credibile, non riesca a essere l’ancora su cui fare affidamento per aprire nuove domande, per cercare nuovi stimoli o nuovi luoghi in cui ascoltarsi, riflettere? Ecco dunque emergere la “zona grigia”, risultato sì di un individualismo imperante, ma pure di una Chiesa che troppo spesso fatica a indicare un oltre, ad essere attrattiva, a conquistare cuore e menti non solo dell’individuo, ma soprattutto della comunità: comunità di cui peraltro si è smarrito il senso e anche il desiderio.

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