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mercoledì, 26 Novembre, 2025
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Violenza donne, Salvini non molla su consenso e governo studia modifiche

Roma, 26 nov. (askanews) – La retromarcia della maggioranza, andata in scena ieri in Senato, sulla Pdl che introduce il consenso “libero e attuale” come parametro per valutare se vi sia stata violenza sessuale, è ‘targata’ Matteo Salvini. Ma non solo. I resoconti parlamentari della commissione Giustizia di Palazzo Madama restituiscono la genesi della brusca frenata alla modifica dell’articolo 609 bis del codice penale che aveva visto invece il via libera unanime a Montecitorio dopo la stretta di mano tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria dem Elly Schlein. Tanto che le opposizioni, che hanno abbandonato la seduta per protesta, hanno accusato tutto il centrodestra di aver “stracciato l’accordo politico” tra le due leader con un “voltafaccia”.

A chiedere in commissione il supplemento di riflessione e modifiche al testo è stata la Lega la cui posizione emerge cristallina in un’intervista a ‘Repubblica’ di oggi in cui Salvini commenta soddifatto i risultati delle Regionali e sul consenso dice: “Vanno bloccati i ripetuti e intollerabili episodi di violenza, sacrosanto, ma bisogna lasciare meno spazio possibile alla discrezionalità. Ho letto la norma: consenso attuale e libero… Bisogna evitare di esporre chiunque, uomo o donna, a chi si vuole vendicare di un rapporto finito male”.

Alla Lega in commissione Giustizia si sono subito affiancati Fdi e poi anche Forza Italia che ha avanzato la richiesta di audizioni. Che, a quanto si apprende, si terranno la prossima settimana. I soggetti auditi, due per gruppo parlamentare, verranno comunicati entro lunedì.

“Dubbi” sul rischio del rovesciamento dell’onere della prova arrivano pure dalla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, la quale tuttavia, intervistata su Rai Radio 1, smentisce la “retromarcia”. “È meglio prendere più tempo ma approvare una legge convincente”. E il governo si sta mettendo al lavoro per uscire dall’evidente ‘cul de sac’.

Dai banchi della maggioranza, Mara Carfagna di Noi Moderati, si dice “certa che si procederà comunque spediti”. Un “approfondimento è un diritto-dovere dei parlamentari” ma “quando c’è la volontà politica le difficoltà si superano, e in questo caso la volontà è espressa al massimo livello dalle leader dei due schieramenti”.

Che la strada non fosse in discesa lo indicava comunque quel voto unanime nell’altro ramo del Parlamento che non era stato poi così unanime, a ben guardare, avendo partecipato poco più della metà dei 400 deputati della Camera: 227 voti a favore e nessun contrario su 227 presenti.