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lunedì, 29 Dicembre, 2025
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Visco…sa: la destra non ha più paura del Grande Fratello fiscale

All’insegna della politica di Visco. Una norma inserita nel Bilancio 2026 segna una svolta silenziosa: la destra al governo adotta strumenti di controllo fiscale che ieri bollava come statalismo invasivo.

Una norma passata sotto silenzio

È passata del tutto inosservata – salvo pochi e scarni accenni sulla stampa specializzata – la norma contenuta nel Bilancio di previsione per l’anno 2026 che introduce, a partire dal 2028, una ritenuta dello 0,50% e, dal 2029, una ritenuta dell’1% sui corrispettivi per le prestazioni di servizi e le cessioni di beni effettuate nell’esercizio di imprese da soggetti che, al momento di ricevere il pagamento, non abbiano aderito alla proposta di concordato preventivo biennale o non si trovino in regime di adempimento collaborativo.

In sostanza, all’atto del pagamento di fatture relative a transazioni tra imprese, dovrà essere operata una ritenuta di acconto dell’1% sul valore complessivo della transazione, al netto dell’Iva.

La logica della misura

La misura ha carattere strutturale e persegue un duplice obiettivo. Da un lato, spingere i contribuenti ad avvalersi del concordato preventivo biennale per non essere assoggettati a questo ulteriore adempimento; dall’altro, accrescere la disponibilità di dati utili a prevenire l’evasione dell’Iva e delle imposte dirette.

Si tratta, dunque, di un intervento che rafforza la tracciabilità delle operazioni economiche e che, per portata e finalità, si inserisce pienamente nel solco degli strumenti di contrasto all’evasione.

Una clamorosa inversione politica

Quel che sorprende è che un governo nato all’insegna della semplificazione e del rifiuto di ogni innovazione legata alla digitalizzazione dei dati fiscali finisca per ripiegare su adempimenti che, se fossero stati introdotti dall’ex ministro Vincenzo Visco, avrebbero con ogni probabilità scatenato proteste di piazza da parte delle forze di destra.

Quando venne introdotta la fatturazione elettronica, la destra scese in piazza gridando “No alla fatturazione elettronica”, accusata di rafforzare i poteri del cosiddetto Grande Fratello fiscale. Addirittura, nel programma elettorale di Fratelli d’Italia era prevista l’abrogazione dello split payment, che impone alle pubbliche amministrazioni di versare direttamente all’erario l’Iva sulle fatture dei fornitori.

Il lascito (rimosso) delle riforme Visco

Eppure, proprio la fatturazione elettronica e lo split payment – misure riconducibili all’impostazione di Visco – hanno contribuito in modo significativo ad accrescere il gettito Iva. Resta vero che l’evasione fiscale, stimata ancora oggi tra i 90 e i 100 miliardi di euro, non è stata scalfita in modo decisivo, soprattutto sul fronte delle imposte dirette (Irpef e Ires).

Già nel 2017-2018, Visco aveva avanzato l’ipotesi di una ritenuta di acconto generalizzata sui redditi derivanti da transazioni tra imprese. All’epoca, quella proposta apparve “eversiva” e venne rapidamente accantonata.

Dal documento al flusso

Oggi, a distanza di anni, il Ministero dell’Economia riscopre quella stessa logica, seppure in forma attenuata: una ritenuta inizialmente limitata all’1%, ma strutturale e dunque destinata, verosimilmente dopo le elezioni del 2027, a essere incrementata.

La lotta all’evasione compie così un salto di qualità: l’attenzione si sposta dal documento (la fattura) al flusso (il bonifico). È la tracciabilità sistematica di milioni di movimenti finanziari che prende forma, materializzando proprio quel Grande Fratello fiscale a lungo demonizzato dalla destra.