Vita e Pensiero | Disinteressato ed eroico il genio di Marie Curie.

Nel 1934 moriva la prima donna a vincere un premio Nobel. La rivista “Vita e Pensiero” ripubblica un articolo -  qui in stralcio - scritto nel 1938 dal futuro fondatore dei Comitati civici.

Luigi Gedda

I quarant’anni del radio vengono ricordati in Italia e nel mondo associando alla figura e alla scoperta dei coniugi Curie, la figura di Röntgen e la scoperta dei raggi X. Non è soltanto l’affinità obiettiva di indole fisica che consiglia questa commemorazione comune, ma anche il fatto che la scoperta dei raggi X, per quanto non sia avvenuta esattamente quarant’anni fa, possiamo dirla in senso lato egualmente contemporanea e come tale sarà considerata dalla storia della scienza.

Vi è anche un legame di altro genere fra raggi X e radium, o meglio fra raggi X e colei che identificò il radium, Maria Curie, legame storico, umanissimo e commovente. Maria Curie, per la sua’ mentalità e per la sua esperienza, fu in grado di afferrare precocemente i benefici inestimabili che potevano derivare all’umanità sofferente dalle applicazioni dei raggi X, e fu essa che in un momento cruciale per la storia del mondo, la grande guerra, con quella generosità e ampiezza di vedute che la contraddistinguevano, attrezzò l’esercito francese del servizio Röntgen più vasto e geniale, date le possibilità del momento, con un’attività instancabile che rivelò in essa genialità organizzativa di prim’ordine. Si deve a Maria Curie, subito dopo la battaglia della Marna, il reclutamento di automezzi che essa trasformava in gabinetti radiologici di fortuna e poi l’allestimento delle sezioni radiologiche in circa 200ospedaletti da campo.

Questa applicazione bellica delle radiazioni, a scopo diagnostico, fu da Maria completata prima dell’armistizio e nell’immediato dopoguerra con l’introduzione e l’utilizzazione della sua scoperta, il radio, a favore dei feriti di guerra.

Perciò questo associare il quarantesimo del radio alla commemorazione dei raggi X è conforme allo spirito di Maria Curie e sarebbe da essa certamente condiviso, tanto più che la doppia celebrazione mira ad uno scopo pratico: richiamare d’attenzione del pubblico sui preziosi risultati che si possono conseguire con il radio ed i raggi X nella cura del cancro, risultati tanto più grandi, quanto più la diagnosi e quindi il trattamento sono precoci.

Giungere a conseguenze pratiche, umanitarie, che diminuiscano le sofferenze, ridonando all’uomo la salute, o almeno la speranza, tutto questo è perfettamente conforme agli ideali coltivati dalla nobile anima di Maria Curie.

Chi vuol leggere un libro eroico e triste ad un tempo, ma certamente nobile ed interessante, legga la «Vita della Signora Curie» scritta dalla figlia secondogenita, Eva. Di temperamento artistico e perciò diversa dalla madre come anche dalla sorella primogenita Irene, che fu scienziata come Maria e come essa Premio Nobel per la fisica, Eva Curie ha saputo rendere la figura della madre con una sensibilità e con una obiettività che l’interessata, se avesse pensato di scrivere la sua autobiografia, non avrebbe potuto dimostrare.

L’opera di Maria Curie è essenzialmente rappresentata da quel volume che s’intitola «Radioattività» e che essa riuscì a stendere prima della morte, chiudendo in esso la sua vasta esperienza e la visione sintetica dei suoi precedenti lavori. Ma la figura di Maria Curie non appare, n’è poteva apparire, attraverso questo libro scientifico nelle sue componenti umane. Perciò il trattato richiede come naturale complemento la biografia scritta dalla figlia, e mi sembra di poter dire che, trascorrendo il tempo, mentre il primo diventerà sempre meno attuale poiché la scienza nel suo fatale divenire supera se stessa ad ogni istante, la seconda e cioè la «Vita della Signora Curie» come opera d’arte e di fine penetrazione psicologica, non invecchierà e sarà sempre la fonte a cui attingeranno i lineamenti di questa grande e storica figura.

La vita di Maria Curie è eroica e triste ad un tempo. Eroica di quell’eroismo sostanziale, per quanto prevalentemente interiore, che ha per suo campo la scienza e il laboratorio. Eroismo che si distacca dall’eroismo militare per le tinte più attenuate, e sotto certi aspetti si avvicina maggiormente all’eroismo religioso.

Quando Maria, con il sacrificio di sé, cerca di aiutare la famiglia e anche nel modesto compito di istitutrice a Varsavia e a Przasnysz, che deve per questo motivo accettare, non dimentica anzi alimenta la fiamma del sapere; quando, giunta finalmente a Parigi, compie delle acrobazie finanziarie per frequentare i corsi universitari utilizzando risorse modestissime, lottando contro la fame e il freddo; quando, sposatasi a Pietro Curie, lavora con il marito all’estrazione del radio con una certezza e una costanza che possono sembrare, ai profani cocciutaggine; quando, raggiunto il successo e la gloria, passa indifferente e quasi scontrosa fra i clamori della celebrità cercando di far convergere ogni forza di cui può disporre, ed ogni sforzo personale a beneficio dell’Istituto del Radio e dei suoi allievi, non si può esitare nel giudizio: il genio di Maria Curie è disinteressato ed eroico.

 

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