Milano, 27 mar. (askanews) – Il caos e la quiete; la distruzione e la ricomposizione; l’inferno e il cielo. Attraversare la mostra “Icarus” dell’artista giapponese Yukinori Yanagi, ospitata nelle Navate di Pirelli HangarBicocca a Milano, un’esperienza che genera di continuo sensazioni opposte, apparentemente inconciliabili, eppure armonizzate dalla grande consapevolezza dei lavori. Ci sono esplosioni nucleari e grandi neon, c’ l’evocazione pop di Godzilla e ci sono spazi di pura poesia, ci sono le formiche, che si muovono attraverso le bandiere di sabbia in un’opera famosa presentata alla Biennale di Venezia. E ovviamente c’ il pensiero di Yanagi.
“L’essere umano – ci ha detto l’artista – ha un cervello pi sviluppato rispetto alle formiche e questo fa s che sia sempre in uno stato di cambiamento. Il problema che a volte questo costante stato di cambiamento crea delle contraddizioni, ma da queste contraddizioni nasce la speranza, che ci che ci porta ad andare avanti”.
La speranza, una parola decisiva se si vuole provare a “essere” realmente nella mostra, che uno spazio di continua incertezza, e quindi di possibilit, memore del passato spesso tragico, ma aperto a una riconsiderazione dell’idea di futuro. Il progetto curato da Vicente Todol insieme a Fiammetta Griccioli. ” un’artista che lavora con diversi media – ha spiegato ad askanews la co-curatrice – dalla scultura all’installazione al disegno e che sa combinare opere su una scala maggiore, architettonica possiamo dire, con gesti pi intimi come disegni che seguono le tracce delle formiche e ha questa capacit unica di relazionarsi allo spazio architettonico, a spazi postindustriali come quelli di HangarBicocca”.
Tra le tante opere che catturano attenzione ed emozioni spicca, a nostro avviso, quella che d il titolo all mostra. “Icarus – ha aggiunto Griccioli – fa riferimento al mito greco di Icaro, che per l’artista diventa una metafora sull’arroganza umana, sull’eccessiva confidenza nella tecnologia, nella modernizzazione, quindi quasi un monito”.
Dentro i container, simbolo tangibile di una globalizzazione selvaggia, il visitatore vive una vera e propria sospensione del tempo. Come Icaro ci si pu avvicinare al sole, ma i corridoi bui ed incerti, con i loro specchi e i versi di Mishima, sono anche una strada verso l’altro e, pur nella totale orizzontalit del lavoro, anche verso l’alto, verso il cielo. Quello stesso che Icaro attravers cercando la sua forma di felicit. un lavoro importante, che ricorda, come intensit, le cose migliori viste in Hangar negli anni, e possiamo citare Juan Munoz, Mike Kelley o Carsten Holler, per intenderci.
“Io desidero che l’arte – ha concluso Yukinori Yanagi – sia una forma di salvezza, perch alla fine ci permette di entrare in contatto con l’altro, con le altre persone. E l’immaginazione ci permette di creare delle storie che possono permetterci di raggiungere sia chi non c’ pi, sia chi verr in futuro”. E proprio il futuro diventa possibile qui dentro, anche sotto una bomba nucleare mai esplosa, che ci fa da monito, certo, ma nel contempo offre uno spazio di possibilit reale.