Zuppi non arretra, ai Vescovi non piace l’autonomia differenziata.

Intervistato al Festival dell’Economia, il Presidente della Conferenza episcopale italiana non arretra. Anzi, alza la voce: oggi la Chiesa si sente “più libera” di interpretare e difendere il bene comune.

Con il governo “c’è un’ottima interlocuzione” mentre sulla questione immigrazione il rapporto è “dialettico”. Sull’Autonomia differenziata “c’è preoccupazione dei Vescovi”, che nella loro nota hanno espresso “la posizione di tutta la Chiesa”. Questi in sintesi i concetti espressi dal presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi, intervistato al Festival dell’Economia di Trento.

Riguardo l’accusa di una parte del mondo politico nei confronti della Cei, che avendo assunto una posizione critica nei confronti della Riforma sull’autonomia differenziata farebbe “politica”, Zuppi ha replicato: “Le istituzioni sono una cosa seria. Vanno difese e vanno amate perché sono i pezzi che reggono la casa comune”. E ha aggiunto: “La Chiesa nel nostro Paese rappresenta tanto, sentiamo anche tante responsabilità e siamo molto più liberi proprio perché non abbiamo nessun altro interesse che non sia il bene comune. Abbiamo con l’attuale governo un’ottima interlocuzione – ha ripetuto – abbiamo risolto problemi che ereditavamo da tanti anni”. Mentre sull’immigrazione il rapporto con l’esecutivo, ha aggiunto Zuppi, “è dialettico”.

Riguardo l’Autonomia differenziata Zuppi ha invitato a stare “attenti, perché c’è una grande sensibilità in particolare dei Vescovi del Sud Italia, c’è un po’ un campanello d’allarme” che suona “da mesi”. “Ci sono state per lo meno tre o quattro conferenze episcopali regionali che hanno prodotto dei documenti, sono mesi che si è trasmesso la preoccupazione che non si cresca insieme” e in maniera solidale.

Che si interpreti questa posizione come contingente, ha aggiunto il capo dei Vescovi, “a mio parere è misero”. “Mi auguro – ha concluso – che si capisca il punto della preoccupazione dei Vescovi e se uno va avanti nella cosa si prenderà questa responsabilità”. Zuppi ha spiegato che la posizione espressa nella Nota del Consiglio Episcopale permanente non è personale del presidente “ma di tutta la Chiesa italiana”.