Uscita rafforzata, Elly Schlein può vincere in Europa candidando Draghi.

L’ex premier, che qualcuno vedrebbe bene come federatore di un nuovo centrosinistra, merita in effetti l’investitura più consona alla sua statura di servitore delle istituzioni (italiane ed europee).

Il puntuale e lucido commento alle Europee di Romano Prodi ci consente di sviluppare un ragionamento sulle potenzialità di una situazione per tanti altri versi preoccupante. In primo luogo, qual è stato il punto di forza del successo del Pd a guida Elly Schlein? A me pare che sia da rintracciare nella operazione caparbiamente indirizzata al salvataggio del Pd dalla forma delirante del partito personale. 

In aggiunta, tornando con la mente alle primarie, va riconosciuta la forza di una intuizione che ha riplasmato il Pd come partito dei diritti. Aver ripreso il modello di Pannella, con battaglie di libertà che hanno trascinato la pubblica opinione, si è tradotto in un rifacimento dell’immagine del Pd, rendendolo comunque più attraente per alcune fasce dell’elettorato. Con Elly Schlein è tornata a mobilitarsi una borghesia che tradizionalmente oscilla tra disincanto e avventura, dove l’avventura vuol dire spirito di innovazione. 

In ultimo, ma non per importanza, è il richiamo alla militanza sul territorio o, come suol dirsi, tra la gente. In un certo senso, è stato rivalutato il rapporto con la dimensione reale della vita, con lo spazio della comunità, con la forza delle autonomie locali, avendo i sindaci in prima linea. Da tutto questo può nascere la spinta per rinnovare dal basso l’esperienza dell’Europa, finalmente sottratta alla sua raffigurazione di entità burocratica, lontana e distante dagli interessi concreti delle persone. 

Ecco, a proposito di Europa non è di minor rilievo la crescita del Pd nella famiglia dei socialisti e democratici, essendo quelo della Schelein il secondo partito dopo il Psoe di Sanchez. La domanda è molto semplice: cosa fare di questa rappresentanza così consistente? Qui farò una proposta che non vuole essere eccentrica, ma intimamente connessa al cambiamento di passo che tutti dicono di auspicare nel momento in cui s’avverte l’esigenza di rilancio del Vecchio continente. La proposta riguarda il recupero della candidatura di Draghi, lasciando l’individuazione del ruolo effettivo ad una trattativa ancora alle battute iniziali. Draghi, che qualcuno vedrebbe bene come federatore di un nuovo centrosinistra, merita in effetti l’investitura più consona alla sua statura di servitore delle istituzioni (italiane ed europee). Penso che Elly Schlein dovrebbe avere il coraggio di intestarsi la scelta di un candidato eccezionale, l’unico in grado di trasformare Bruxelles in una grande capitale mondiale.