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lunedì, 15 Settembre, 2025
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80 anni fa la Consulta dava voce e rappresentanza alla nuova Italia

La Schlein osanna gli 80 anni della Festa dell’Unità. Farebbe meglio a ricordare la nascita della Consulta. Di seguito una bella cronaca del quotidiano della Dc. Titolo: “Donne e giovani alla Consulta”. Era questa la novità.

Montecitorio ha ripreso ieri un po’ faticando i suoi lavori, dopo la laboriosa settimana trascorsa. Però, quasi per un riflesso della dolcezza domenicale, l’atmosfera è stata fresca e gentile. Forse perché abbiamo sentito per la prima volta qualcuno parlare a nome dei giovani, qualcuno a nome delle donne.

L’avvocato Cattani, segretario del partito liberale, ha voluto dare la voce di quei giovani di tutti i partiti che vogliono lavorare per un rinnovamento nella vita del paese e conciliare le loro esigenze. Cattani però è uno di quei giovani che hanno respirato aria di anziani: una sua educazione spirituale e culturale, un certo spirito di rappresentanza, e un certo autocontrollo. È un giovane vecchio ed ha perciò una serietà ed una dignità che impongono rispetto.

I suoi sogni non giovanili, non adolescenziali, non entusiastici, ma ha pur riconosciuto la necessità delle idee nuove, l’esigenza delle idee antiche rinnovate. Egli ha promesso il suo appoggio al Governo e lo ha criticato. Dalla pagina di “Benedetto Croce” e dalle tradizioni del suo liberalismo egli ha tratto un discorso sereno e logico.

Il partito liberale sente che dev’essere evolutivo e insegnabile. Mentre nel filosofo il problema della libertà è ancora impostato sui basi intellettualistiche, nel giovane Cattani invece è presente un atto delle possibilità politiche.

Lui ha affermato che la gioventù, innamorata di nuove necessità e di nuove giustizie, deve creare una classe e una mentalità politica nuove, capaci di rispettare ed intendere la politica come un’arte della libertà, regola fondamentale e insostituibile. Egli ha detto, senza un bisogno di asserzione o di affermazione, che i giovani sono lontani dalle tendenze e dalle lotte degli sinistri. Poco verrebbe da rispondere, se non che si tratta di affermazioni personali.

Un po’ di quel partito Mancini un po’ impetuoso, ha avuto una voce in Cattani piuttosto delicata e misurata. Si sa che il marxismo dei collegi ha pure educato, e non è mancato un po’ di tolleranza e di senso civico in questo uomo, ed un sincero convincimento ad una base di democrazia liberale.

Giornata varia alla Consulta. Ha parlato una signora, la prima parlamentare d’Italia che sia salita al microfono: Angela Cingolani Guidi. La tribuna era popolata, ma non strapiena. Gli onorevoli si guardavano tra loro, e si diceva: “Ecco la prima donna che parla in Parlamento”. Tutti erano curiosi di sentire il tono e le parole.

Un viso chiaro, dai capelli grigi, dell’estrema sinistra, che spesso in Parlamento e di cui speriamo si possa dirgli il nome, si aggiustava la cravatta, seduto accanto alle sue compagne di consultazione, mentre i fotografi si accingevano a far scattare gli obiettivi.

La prima donna che ha parlato in questo parlamento in Italia è stata la nostra Angela Maria Cingolani Guidi. (Volevamo farvi una digressione sulla consultura, ma si sarebbe andati a finire sul ridicolo di certe parole in questi giorni).

La Cingolani quando parlava in Consulta, e prendeva un tono severo, non cadeva in atteggiamenti sentimentali e non rideva.

Il suo discorso è un’affermazione di principio: le donne italiane sono pronte alle grandi prove e non sono state ancora utilizzate a sufficienza. Esse possono entrare nella vita politica come anche in quella del passato hanno saputo e potuto gli uomini. Malgrado i difetti della nostra Consulta, che non è stata eletta dal popolo e non vogliono essere le donne solo decoro, esse vogliono essere parte di questa vita e di questa Consulta.

Il corollario, com’era naturale, fu un grande consenso, applausi e cordialmente compiacenti. Purtroppo, se vogliamo fare una lode alla signora Cingolani, dobbiamo dire che il suo è stato un discorso fervido e vivo, ma non sappiamo quanto potesse essere gradito a lei che considerava la cosa come un dovere e non più come un piacere, in quella più complicata crisi politica.

Ci sembra importante sottolineare l’apparato richiamato dal discorso: dai valori morali della famiglia, della donna, e all’educazione del cittadino, la famiglia, la donna e lo Stato. La tribuna è vibrata in nell’urlo del pubblico, e ha chiuso con un tono particolarmente caldo nella conclusione la vocazione della Carrenna di Siena.

Alla fine del suo discorso, Angela Maria Cingolani è stata avvicinata e festeggiata, ma subito subito dal nuovo assembramento di familiari, ex scolari e consultori si recava a congratularsi anche il collega comunista Sereni. E sono abbracciati e baciati, ed è stato un successo che andrà a beneficio di tutte le italiane, che potranno così avere in politica la prova di essersi fatte le stesse strade che gli uomini hanno fatto e il diritto di sorridere. È stato un momento di letizia in questo turbine poco sereno che abbiamo attraversato. 

Fonte: Il Popolo, 2 ottobre 1945.

Alla sigla G. S. dovrebbe corrispondere la firma di Giovanni Sangiorgi, amico di De Gasperi, al centro di un bel libro di ricordi del figlio Giuseppe: Babbo Sangiorgi. Il romanzo di una generazione, Rubettino, 2024.