Beppe Matulli, cattolico esigente e sempre con lo sguardo avanti.
È interessante ricordare come sempre, nei suoi interventi sia in ambito locale che nazionale, politico o associativo, Beppe partisse sempre dalla analisi dei cambiamenti di scenario in Europa e nel mondo.
Silvia Costa
Sono commossa e onorata di essere qui con voi,a Palazzo vecchio, a ricordare Beppe Matulli, a quasi tre mesi dalla sua scomparsa, nella nostra Firenze dove io sono nata e dove lui è stato un grande vice Sindaco. Per me è stata una grande, dolorosa perdita, perché a Beppe mi legava un’amicizia fraterna e complice, durata 40 anni. Con lui dai primi anni ‘80 ho condiviso l‘impegno politico nella Democrazia Cristiana, con la segreteria di rinnovamento di De Mita.
Lui, il suo “discepolo più amato” e ascoltato – come ha detto Pierluigi Castagnetti – giovane esponente della sinistra Dc, legato a Nicola Pistelli, quindi brillante segretario regionale della Toscana. Io, da poco Dirigente nazionale Spes, impegnata nel Movimento femminile con maestre come Maria Eletta Martini e Tina Anselmi.
Abbiamo entrambi attraversato i passaggi complessi dalla fine della Dc, al PPI, alla Margherita, al Pd spesso scambiandoci riflessioni, amarezze e convinzioni, insieme a una ostinata passione per l’impegno civile e politico che per entrambi è continuato, in forme diverse.
Per me Beppe è stato soprattutto un grande amico, generoso e solidale, un interlocutore sempre stimolante, rigoroso e coinvolgente; ma anche acuto e spiritoso, un maestro di vita e di buona politica ispirata a un cattolicesimo praticato, animato da una coerente etica della responsabilità verso il bene comune e le istituzioni democratiche, nel dialogo con tutti ma sempre dando forza argomentativa alle sue posizioni. Il suo tratto umano, sorridente e aperto, la sua proverbiale franchezza unita alla delicatezza dei toni, lo ha fatto amare da tanti, anche dai suoi avversari politici.
Beppe era un uomo integro, profondamente credente ma “cattolico esigente” e laico nell’azione politica, un politico di grande finezza culturale, di letture sterminate e grande curiosità intellettuale, sintesi e riferimento del multiforme cattolicesimo fiorentino, impegnato nel volontariato per gli ultimi fino alla fine, sempre con lo sguardo alla condizione dei giovani – come è emerso ai suoi funerali dallo splendido ricordo dell’Abate di San Miniato – e sempre con lo sguardo avanti, animato da una sincera vocazione pedagogica in politica.
Ricordo che a un Congresso della Dc nel 1984, richiamando una frase di Manzoni rivolta a Cavour, diceva che un politico deve avere due qualità: essere prudente e essere imprudente.