C’è un sentimento di nostalgia che attraversa la politica italiana. Si infittiscono gli anniversari, e così si finisce per rendere doveroso omaggio ai grandi del passato. Ma soprattutto si rivisitano più benevolmente gli avversari di ieri e dell’altro ieri. E così fioccano gli applausi del popolo di destra rivolti a Berlinguer. E dal capo opposto si levano voci d’un tratto più indulgenti verso Berlusconi.
Niente che sconvolga la mappa delle reciproche certezze. Ma almeno qualcosa che renda meno minacciosi i confini tra un territorio e l’altro. S’intende che tutto questo ha a che vedere anche con le astuzie più tipiche della politica.
Infatti, si usa qualche riguardo verso i nemici di prima anche per colpire più efficacemente i nemici di adesso. Cosa che non dovrebbe scandalizzare e che anzi potrebbe perfino essere apprezzata come segno di un costume più cavalleresco. A patto che tutti questi apprezzamenti “postumi” possano aiutare a stabilire codici di combattimento meno ferini e meno unilaterali di quelli con cui ci troviamo quotidianamente a fare i conti.
Speranza piuttosto vana, almeno a giudicare dalle cronache quotidiane che risuonano in vista della imminente campagna per le elezioni europee. Resta il fatto che è quasi sempre il passato a fornire buoni esempi. Mentre il presente segnala piuttosto una tendenza a radicalizzare lo scontro. Quasi che riconoscere qualche ragione ai propri avversari di oggi e ai loro argomenti fosse segno di una scarsa convinzione nelle proprie buone ragioni. Mentre è quasi sempre il contrario.
Fonte: La Voce del Popolo – Giovedì 9 maggio 2024
[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]