Ma la liturgia sui “martiri dell’informazione” prima o poi finirà? La domanda non è retorica o burocratica ma semplicemente attuale perchè risponde alla realtà. La Dunque, e per essere sintetici, il copione è quasi sempre lo stesso e riguarda prevalentemente il rapporto con il servizio pubblico radiotelevisivo, cioè la Rai, da parte di alcuni professionisti del settore. Parliamo di professionisti dell’informazione, prevalentemente televisivi ma non solo, di norma ricchissimi e accompagnati da una grande popolarità grazie al lavoro che svolgono da anni.
E quindi, e rapidamente, la sequela dei vari passaggi è sempre questa. Quando non c’è un governo di sinistra di norma si urla al bavaglio prima ancora che accada qualche incidente concreto. Dopodichè, si passa all’attacco personale e politico nei confronti di esponenti, o partiti, della maggioranza di governo politicamente alternativa a questi professionisti nelle varie trasmissioni. Di conseguenza scatta il dibattito e il confronto politico, anche ruvido, e parte la polemica. E, puntuale come l’arrivo di una stagione meteorologica, si grida immediatamente al “golpe” e al “bavaglio della libera informazione” e la sinistra, di norma, evidenzia che in Italia siamo di fronte ad una sostanziale sospensione della libertà di espressione. Cori di solidarietà da parte dei partiti della sinistra, dei quotidiani fiancheggiatori e dei vari talk schierati politicamente prima che il professionista al centro dell’attenzione, e della polemica, manifesti la sua volontà di andare via dalla Rai. In ultimo, ma non per ordine di importanza, il professionista cerca un’altra sistemazione professionale e veniamo puntualmente a scoprire l’entità del nuovo contatto. Che, di
norma e come da prassi, è quasi sempre milionario.
Ecco, questo è il copione dei “martiri dell’informazione” nella società contemporanea. E cioè, per sintetizzare e chiudere, professionisti dell’informazione, milionari, grande popolarità nella pubblica opinione e politicamente schierati e sempre “vittime” del potere.
Una sola domanda finale: sino a quando dovremmo assistere a questa squallida ed incresciosa parodia e ad una sceneggiata che, francamente, oltrechè squallida è anche poco rispettosa dei cittadini comuni e dei loro problemi quotidiani? Sino a quando il caravanserraglio della sinistra politica, accademica, giornalistica, televisiva, editoriale, artistica ed intellettuale pensa di proporre questo spettacolo? Visto che è sempre e solo una finzione, prima finisce questa sceneggiata e meglio è per tutti. Serietà e credibilità delle persone compresi.