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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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I detrattori della Dc sopravvivono alla sua scomparsa

Se per interi decenni la pubblicistica di sinistra si è esercitata in una paziente opera di demolizione della Dc, non può esserci poi un ‘anno zero’ in cui misteriosamente s’inverte la rotta.

C’è poco da fare. Solo gli ingenui e gli ipocriti si potevano illudere. Perché se trascorri una vita a demolire, a criminalizzare, a contestare e a ‘sputtanare” un partito – nel caso specifico la Democrazia Cristiana – difficilmente poi trasformarti, parecchi anni dopo, in un fresco ed allegro adulatore. E Marco Follini lo ha ricordato, con il consueto garbo, nei giorni scorsi a Marcello Sorgi, editorialista della Stampa, che aveva paragonato le non scelte furbesche di Giorgia Meloni con il cosiddetto “stile” dei dirigenti e degli statisti della Democrazia Cristiana. E questo perché ci si rende conto, e per l’ennesima volta che, come recita quel vecchio detto popolare, “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. E così è puntualmente capitato. E arrivare, appunto, a confrontare il comportamento di Giorgia Meloni sul voto contrario alla Von der Leyen con il “metodo democristiano” – solo in chiave dispregiativa e scadente – denota una cosa sola. E cioè, il merito e il metodo della Democrazia Cristiana – cioè il suo progetto politico e il suo concreto stile di essere presente nella politica italiana – continuano a dare parecchio fastidio. E, ancor più, continua ad essere un elemento da combattere politicamente. O meglio, da ridicolizzare e, appunto, da “sputtanare” agli occhi dell’opinione pubblica nazionale.

Del resto, se per interi decenni la pubblicistica di sinistra – in tutte le sue diverse e multiformi espressioni – si è esercitata in una paziente opera di demolizione politica, culturale, sociale ed organizzativa della Dc e del suo progetto politico, non può poi esserci un ‘anno zero’ in cui misteriosamente si inverte la rotta. E così ragiona Marcello Sorgi – che è uno degli osservatori meno faziosi e settari – e, con lui, l’ormai collaudatissima cerchia degli eterni commentatori delle vicende politiche italiane.

Insomma, e per farla breve, la Dc era e resta un “inciampo della storia” e come tale va considerata e trattata. E tutte le contraddizioni, le criticità, i difetti e le cadute di stile dei protagonisti della politica contemporanea vanno semplicemente riconducibili al metodo adottato per quasi 50 anni dalla Democrazia Cristiana e dai suoi principali protagonisti. Leader e statisti compresi.

Ecco perché, oggi come ieri, abbiamo il dovere – morale, politico e culturale – di combattere quella deriva ben sapendo che gli incalliti detrattori, demolitori e contestatori di ieri lo rimangono anche oggi. Con qualche deroga, forse, solo quando intervengono in convegni agiografici sulla storia della Democrazia Cristiana. E con la quasi certezza scientifica, però, che quella esperienza politica non ritorna più ed è consegnata agli archivi storici. Almeno su questo versante questi incalliti commentatori restano coerenti e lungimiranti.