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sabato, Marzo 15, 2025
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L’Ultima Cena e un’olimpiade andata di traverso

Non è soltanto una marchiana mancanza di sensibilità verso i Cristiani, un’offesa gratuita o ancor peggio inconsapevole. Qui è uno starnazzare strumentalmente un’ideologia “woke” condannandola invece alla misera frittura in un wok.

Le Olimpiadi prendono nome dei giochi che in quel della Grecia, ogni quattro anni si svolgevano in omaggio a Zeus in occasione delle feste olimpie. Il premio non era altro che una corona di foglie di olivo ma era sufficiente per dirsi di aver vinto e farti contento. Dalle cinque discipline essenziali se ne è passati ad un numero assai più consistente con uno stuolo infinito di atleti a cimentarsi in gare, a simulazione delle scorrerie fisiche di un tempo.

La Francia ha presentato il suo biglietto da visita con una imponente cerimonia d’apertura che per molti potrebbe essere invece di immediata chiusura. D’accordo, sport vuol dire divertimento e cimento e l’importante è vincere la sfida superando in meglio le edizioni passate. Ogni volta si deve trovare qualcosa per sbalordire e fare in modo che il mondo ne parli.

Si sono ingaggiate musiche, coreografie e artisti internazionali per uno spettacolo bagnato dalla pioggia, forse un segno divino di lacrime di commozione o di disperazione. Si è trattato di competere, nel senso buono, per strabiliare il mondo, mirando, tutti sotto braccio, per raggiungere l’ambito traguardo di lasciare l’umanità a bocca aperta. Par che ci siano riusciti a stupire chi ha assistito allo spettacolo, stupendo non solo gli stupidi che si sono compiaciuti ma anche quelli che hanno disapprovato alcune trovate che hanno comunque colto nel segno.

Il giorno dopo se ne è parlato e quindi si è fatto centro. Thomas Jolly, il direttore artistico dell’evento aveva anticipato una esibizione audace e gli è venuto naturale mettere in mostra delle drag queen. Ormai sono gettonatissime, non c’è rappresentazione che tenga senza la loro presenza. Siamo su un banale che in ogni caso funziona.  Jolly ha capito che doveva andare ancora oltre, tirando fuori un suo formidabile asso dalla manica mettendo in posa i “regali travestiti” proponendo, almeno in prima apparenza, un rifacimento dell’Ultima Cena di Leonardo con tanto di un Dioniso in prima fila. Dall’Ultima Cena all’ultima scena il passo sarebbe stato breve. L’osceno, sotto gli occhi di tutti.

Dopo le polemiche, sono intervenute le scuse della responsabile della Comunicazione delle Olimpiadi ed un chiarimento del signor Jolly che ha spiegato come la scena fosse riferita invece alle feste dionisiache, forse non considerando che in questa ipotesi Zeus potrebbe a sua volta risentirsi. In ogni caso, in assenza di queste spiegazioni relative ad un progetto che nella sua fattura avrebbe comunque dovuto evitare confusioni ed allusioni ad altre vicende, non si sarebbe stati di fronte alla libertà di espressione e di sentimenti che appartengono alla sfera pubblica e privata di ciascuno, quanto ad un quadro di desolante ignoranza per confusione di campi.

Non sarebbe stata soltanto una marchiana mancanza di sensibilità verso i Cristiani, un’offesa gratuita o ancor peggio, a voler pensare bene, inconsapevole. Si sarebbe trattato di un urlare sbagliando indirizzo, uno starnazzare strumentalmente una ideologia “woke” condannandola invece alla misera frittura in un wok.

Oltre a strombazzare il ventaglio dei diritti a cui ognuno può richiamarsi senza impedimenti, si sarebbe andata a scomodare la rappresentazione di un passaggio evangelico che andrebbe letto seccamente per come ci è stato tramandato e che non ammette alterazioni e che sarebbe soprattutto fuori contesto rispetto all’evento sportivo.

In quell’ipotesi, contesta da più parti subito dopo la cerimonia, sarebbe sorto il sospetto che Jolly, dopo mesi di prove, con gli scarsi strumenti a sua disposizione, non sarebbe affatto riuscito a comprendere il dipinto di Leonardo e abbia furbescamente pensato di aggirarlo con una desolante trovata in cui si è invece del tutto smarrito. Nessuno è obbligato a credere ma non ha senso logico chiamare all’appello ciò che non è pertinente, stravolgendone l’autenticità. Non si era a Ratisbona ma a Parigi, non c’era sul palco un Papa a dare lezioni di spiritualità e civiltà ma artisti a far tripudio alle gare che verranno.

Essere laici non significa essere laidi. Jolly, se fosse stato quello stigmatizzato il suo vero proposito, avrebbe barato cambiando le carte in tavola in corso d’opera. Oltre l’inadeguatezza dei suoi mezzi culturali, lo avrebbe fatto perché serviva il clamore ad ogni costo. Sarebbe stato come davvero precipitare un animale dall’alto della Torre Eiffel invece che simulare la decapitazione di Maria Antonietta. In assenza di una attinenza potrebbe sempre soccorre la cruenza.

Nello show e nelle contestazioni che ne sono seguite ci è andata di mezzo anche la cantante Aya Nakamura criticata dalla Destra politica d’oltralpe per la sua origine maliana e non francese, con la sua performance accanto la Guardia Repubblicana. Ahi, Ahi, Ahi urlerebbe il nostro Mike per l’errore commesso nell’immaginare uno spettacolo di tal genere. Ahia, Ahia, Ahia è il dolore di tanti per una rozzezza che passerà alla storia. Il Signore dei Cristiani perdona, Zeus ed i suoi fulmini, no.