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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Piersilvio in politica? Un errore destinato a riproporre l’equivoco del berlusconismo.

L’ombra del conflitto di interessi, che ha segnato l'intera esperienza politica del fondatore di Forza Italia, tornerebbe inevitabilmente alla ribalta. La questione è sempre la commistione tra potere politico e potere economico.

Negli ultimi mesi il dibattito sull’ingresso in politica di Piersilvio o Marina Berlusconi ha alimentato una serie di speculazioni, non senza esplicite o striscianti polemiche. L’ipotesi, se confermata, riproporrebbe in forma rinnovata l’ormai noto “equivoco del berlusconismo”. Ieri, in effetti, Matteo Renzi ha dato fuoco alle polveri. Nel corso del programma “Lo stato delle cose”, condotto da Massimo Giletti su RaiTre, ha dichiarato: Piersilvio o Marina Berlusconi entreranno in politica? Non lo escludo, non lo escludo più. Qualche mese fa avrei detto di no, oggi se dovessi dire, secondo me è più facile Piersilvio che Marina.” L’affermazione segna un cambio di prospettiva rispetto a qualche tempo fa, evidenziando come la percezione sull’eventuale “discesa in campo” della famiglia Berlusconi stia mutando.

Le parole di Renzi non si sono limitate a una semplice previsione. Egli ha infatti sottolineato le tensioni interne a Forza Italia (FI), indicando come Antonio Tajani – attuale segretario del partito – si trovi in una posizione scomoda, spesso costretto a votare in modo contraddittorio rispetto a quanto da lui stesso dichiarato. C’è un punto di debolezza in FI: Tajani dice che sono per i diritti, per lo ius scholae, poi in Parlamento vota il contrario e diventa un silente alleato della Meloni”. Questo non può che accrescere le tensioni tra FI e la Lega, con gli Azzurri obbligati a riposizionarsi. Ma come e, soprattutto, con quale leadership? Tajani non sembra all’altezza di questa sfida.

Dunque, se Piersilvio Berlusconi dovesse esporsi in prima persona, si troverebbe ad affrontare un’eredità particolarmente complessa. L’ombra del conflitto di interessi, che ha segnato l’intera esperienza politica del padre, tornerebbe inevitabilmente alla ribalta. Ciò rappresenterebbe un test decisivo per la democrazia italiana. Si capirebbe, in coda al declino della cosiddetta seconda repubblica, quanto ancora non siano stati risolti alcuni nodi fondamentali del rapporto tra potere politico ed economico. Sarà interessante vedere se questa volta il Paese saprà affrontare in modo più maturo e consapevole la riproposizione per via familiare del tanto discusso modello berlusconiano.