Prendo la parola per la quarta volta ai Colloqui di Bayreuth in rappresentanza dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della Spezia. Dal 2011 esiste tra la fondazione Leuschner e l’istituto storico della resistenza una proficua collaborazione che, attraverso le scuole gemellate Liceo Richard Wagner di Bayreuth e l’istituto scolastico “Fossati – Da Passano” della Spezia, ha permesso a centinaia di studenti tedeschi e italiani di conoscere, rispettivamente, le vicende della Resistenza Tedesca e italiana al nazifascismo.Nella resistenza europea vanno ricompresi, infatti, a pieno titolo i resistenti germanici al nazifascismo come gli appartenenti alla Rosa Bianca, Wilhelm Leuschner, il conte von Stauffenberg, Dietrich Bonhoeffer e tanti altri. Queste figure sono la prova che non tutti i tedeschi sostennero Adolf Hitler. La dimensione europea della Resistenza al fascismo assume un significato cruciale nella storia contemporanea, poiché la Resistenza non fu soltanto un fenomeno nazionale, ma una lotta di respiro continentale che coinvolse molti Paesi europei sotto regimi totalitari o occupazione nazifascista durante la Seconda Guerra Mondiale: dalla Francia alla Polonia, dalla Jugoslavia all’Italia, passando per la Grecia, la Norvegia, l’Olanda e altri Paesi ancora. In ciascuno di questi contesti, si formò un movimento di opposizione clandestina, spesso eterogeneo e composto da gruppi politici diversi (comunisti, socialisti, liberali, cattolici, anarchici, nazionalisti) uniti dalla lotta al totalitarismo, la difesa della libertà, la resistenza alla repressione e la rivendicazione dei diritti umanni. L’ Europa postbellica, basata su valori democratici nasce così: molti ex resistenti entrarono a far parte della classe dirigente dei loro Paesi, influenzando la costruzione di democrazie solide e la definizione di costituzioni moderne ispirate ai valori della Resistenza, come in Italia e in Francia, dove questi valori furono incorporati esplicitamente nei rispettivi ordinamenti democratici e antifascisti. In questo senso e con valore di anticipazione democratica, può essere interessante raccontare di come il movimento resistenziale italiano diede vita nelle zone liberate dai nazifascisti tra giugno e novembre 1944, alle c.d. repubbliche partigiane: nel 1944 i partigiani intensificarono la loro attività, e in alcune aree presero il controllo di città e regioni, istituendo forme di autogoverno temporaneo. Queste “repubbliche” o zone libere, costituirono esperimenti locali di gestione democratica :nelle zone libere furono creati consigli comunali o comitati locali, formati da esponenti dei partiti antifascisti, comunisti, socialisti, cattolici e liberali, e per la prima volta le donne poterono votare ed essere elette. Se ne contano oltre una ventina, ma 4 furono le principali e più conosciute.
La Repubblica dell’Ossola dal 10 settembre al 23 ottobre 1944, situata in Piemonte. Fu una delle repubbliche meglio organizzate e con una popolazione di 85.000 abitanti. La vicinanza alla Svizzera fece sì che ne parlasse anche la stampa internazionale.
La Repubblica di Alba dal 10 ottobre al 2 novembre 1944, anch’essa in Piemonte, fu la più breve. La città di Alba venne occupata dai partigiani, ma i nazifascisti la riconquistarono dopo meno di un mese. L’epopea della repubblica di Alba fu fatta conoscere al grande pubblico dallo scrittore Beppe Fenoglio con il libro “I 23 giorni della città di Alba” pubblicato nel 1952.
La Repubblica di Montefiorino dal 17 giugno al 1° agosto 1944. Si trovava nell’Appennino di Modena ed è considerata una delle prime repubbliche partigiane. I partigiani controllavano un’ampia area montana di 1.200 km quadrati con 50.000 abitanti, dove organizzarono una resistenza ben strutturata. Venne riconquistata dai tedeschi con un’offensiva pesante alla fine di luglio.
La Repubblica di Carnia dal 1 agosto all’8 ottobre 1944. Nacque nella zona montana del Friuli; la Repubblica di Carnia e dell’Alto Friuli fu caratterizzata da una forte componente autonoma, con un consiglio che coinvolgeva rappresentanti della popolazione locale. Anche qui vennero avviate riforme sociali e amministrative, ma l’occupazione nazifascista vi pose rapidamente fine e le vittime della repressione furono 3.500. Il Presidente della repubblica italiana Sergio Mattarella celebrando nelle scorse settimane l’80esimo della repubblica della Carnia ha messo in luce che quella rivolta anticipò la liberazione dell’Italia, senza aspettare gli anglo-americani, e consentendo al Paese, come cobelligerante contro i tedeschi dall’ottobre 1943, di subire un trattamento meno pesante alla conferenza di pace di Parigi.
Oltre alle riforme democratiche ed al voto alle donne, le repubbliche partigiane introdussero riforme agrarie e sociali per migliorare le condizioni di vita della popolazione. Vennero ripristinate le libertà fondamentali, come la libertà di stampa, di associazione e di riunione, e venne abolita la pena di morte.
Anche nella provincia della Spezia, nell’alta Val di Vara nell’autunno 1944 si costituì la Repubblica della Val di Vara, la quale arrivò ad eleggere i Consigli comunali provvisori. Questa repubblica comprendeva i Comuni di Varese Ligure e di Maissana al confine tra le province della Spezia, Genova e Parma.
Tornando alla collaborazione internazionale, va detto che i movimenti di Resistenza in tutta Europa non operarono in isolamento: gli alleati occidentali e i partigiani dell’Est Europa ricevettero supporto reciproco, sia tramite azioni militari coordinate sia attraverso reti di informazione e approvvigionamento di armi. L’azione dei partigiani jugoslavi o dei gruppi resistenti in Polonia e in Grecia dimostrò la capacità di organizzare una guerra di liberazione su larga scala, coordinata con l’avanzata degli Alleati. E In Italia la Resistenza fu un movimento più ampio dei soli uomini in armi: i partigiani vennero riforniti di armi dagli anglo americani; furono sostenuti dalla popolazione civile, che subì rappresaglie e massacri a cui presero parte le milizie fasciste della Repubblica Sociale Italiana, costituita a Salò da Benito Mussolini. Un contributo importantissimo venne dato dagli oltre 600.000 militari italiani, internati in Germania, che rifiutarono di aderire alla repubblica fascista e da molti sacerdoti, suore, religiosi che furono imprigionati e uccisi dagli occupanti. Anche nello spezzino …Proprio ad agosto scorso abbiamo ricordato a Lavaggiorosso di Levanto gli 80 anni del sacrificio di don Emanuele Toso fucilato dai fascisti repubblichini.
La lotta contro il fascismo e il nazismo divenne una fonte di legittimazione morale per i movimenti democratici e progressisti nel secondo dopoguerra. La memoria della Resistenza contribuì a rafforzare l’idea di un’Europa basata su principi di giustizia, uguaglianza e solidarietà internazionale, con una particolare attenzione alla difesa della pace e della tutela dei diritti umani.
La dimensione europea della Resistenza ebbe un ruolo nella formazione del progetto politico dell’Unione Europea: pensate ad Altiero Spinelli (autore del Manifesto di Ventotene) o Alcide De Gasperi, impegnati nella Resistenza antifascista. Spinelli, in particolare, vide nella costruzione di un’Europa federale e pacifica il modo per superare i nazionalismi esasperati che avevano portato ai conflitti mondiali.
In conclusione, la Resistenza al fascismo rappresenta una lotta europea comune per la libertà e la democrazia, che trascende i confini nazionali. Una lezione più che mai attuale a 80 anni di distanza, visto quello che è successo nella ex Jugoslavia con le guerre interetniche fra Serbi, Croati, Bosniaci e Albanesi kosovari e ancor più oggi con l’aggressione russa all’Ucraina e il conflitto che si protrae ormai da quasi 3 anni nel cuore dell’Europa.Queste vicende ci ricordano che la libertà non è mai conquistata per sempre, ma si può perdere in brevissimo tempo e va quindi difesa ogni giorno. Ce lo ricordò nella sua ultima intervista del 25 aprile 2013 il generale Daniele “Dany” Bucchioni, uno dei primi combattenti per la libertà della provincia della Spezia, esponente della Resistenza cattolica, che ho avuto l’onore di conoscere bene.
Se mi si chiede se la lotta di liberazione contro il fascismo è una lezione per l’oggi dunque, rispondo sicuramente “sì” e ricordando le parole di Piero Calamandrei rivolte a Kesserling dico anche io: “Ora e sempre Resistenza”. Questa mattina [domenica per chi legge, ndr], ottanta anni dopo, i presidenti della Repubblica italiana Sergio Mattarella e della Repubblica federale tedesca Frank-Walter Steinmeier hanno ricordato insieme il massacro di Marzabotto. Le truppe nazifasciste sterminarono 771 civili, fra cui 300 donne e 200 bambini. Da Marzabotto viene una lezione attuale: mai più il fascismo, mai più il Nazionalsocialismo.