Fragilità del pallottoliere: non fa una politica la sommatoria dei no.

È solo un qualcosa che appartiene alla logica più brutale del potere. E di fronte allo scenario del pallottoliere è inquietante il silenzio, più imbarazzato che ragionato, della segretaria del Pd.

Diciamoci la verità senza la solita propaganda della sinistra nelle sue multiformi espressioni e dei gazzettieri mediatici che quotidianamente, e del tutto legittimamente, la sostengono. E cioè, i pallottolieri non si possono paragonare alle alleanze politiche e alle coalizioni programmatiche. Sono, semplicemente, e appunto, dei banali ed aridi pallottolieri. Cioè una sommatoria matematica e scientifica di tutti coloro hanno un nemico giurato ed implacabile. Nel caso specifico, il centro destra di governo a cui viene additato tutte la malvagità possibili e o pensabili.

E quindi dal ritorno della dittatura al rischio fascismo, dalla negazione delle libertà democratiche alla sostanziale sospensione dei valori e dei principi della Costituzione repubblicana, dalla distruzione dello Stato sociale alla privatizzazione della sanità, dalla deriva illiberale al ripristino dello stato di polizia. Insomma, una serie di sciocchezze e di panzanate che anche il cittadino più provveduto e lontano dalla vita delle istituzioni si rende conto delle loro enormità. E, di conseguenza, costruire una alleanza – il cosiddetto “campo largo” o “Fronte popolare” che dir si voglia – sulla base di un nemico comune, cementato da un odio ideologico attraverso lo strumento del pallottoliere tutto può ottenere tranne un obiettivo: e cioè, una comune cultura di governo.

Dopodiché, è altrettanto evidente che quando il nemico viene dipinto in modo caricaturale e quasi goliardico, è ovvio che si tratta di una sommatoria destinata ad infrangersi di fronte alla prima difficoltà. Che, guarda caso, è quasi sempre di natura personale e mai di valenza politica. Come nel caso specifico del contrasto irriducibile fra Renzi e Conte. Cioè di due esponenti, speculari, che sono a capo di due partiti squisitamente e schiettamente personali, caratterizzati da un trasformismo strisciante e alimentati da un opportunismo che non ha alcun limite se non quello dettato da ragioni di puro potere e di sopravvivenza politica personale e di clan.

Due partiti che, come diceva Sandro Fontana ai tempi della prima repubblica, “sono capaci, capacissimi, capaci di tutto”. Ovvero possono fare qualunque cosa e al di là e al di fuori di qualsiasi coerenza politica, culturale, programmatica e personale. Motivo per cui è anche francamente complicato ed imbarazzante commentare quotidianamente ciò che pensano, dicono e trasmettono questi due capi di partiti personali.

Ma, al di là di questo squallore e di questa caduta verticale di credibilità della politica, è altrettanto evidente che l’unico elemento che si può e si deve evidenziare è la fragilità e l’inconsistenza politica, culturale e programmatica del pallottoliere. Perché, appunto, il pallottoliere non appartiene al campo della politica ma solo e soltanto alla logica più brutale del potere. E di fronte a questo scenario è inquietante il silenzio, più imbarazzato che ragionato, della segretaria del principale partito della sinistra italiana, cioè il Pd. Un silenzio che evidenzia la debolezza del progetto politico dell’attuale e variopinta sinistra. Ogni altra riflessione è del tutto aleatoria e secondaria.