Il rinvio della conferenza stampa sulla manovra della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che avrebbe dovuto tenersi domani mattina (stamane per chi legge, ndr) alle 9.30, ha un po’ rovinato il “compleanno” numero due del primo esecutivo italiano guidato da una donna, ricorrenza a cui lo stesso governo teneva particolarmente, tanto da pubblicare un documento di quasi sessanta pagine contenente slides con i numeri e i provvedimenti “più significativi approvati e avviati dall’insediamento del governo Meloni, avvenuto il 22 ottobre 2022”.
Ufficialmente il rinvio è stato causato dagli “impegni improrogabili del ministro Tajani, occupato” per tutta la giornata di domani “con la riunione dei ministri dello Sviluppo del G7 a Pescara”. Quasi tutti gli osservatori però ci leggono la difficoltà, per la premier e i suoi ministri, di affrontare una conferenza stampa su una legge di bilancio il cui testo non è ancora stato trasmesso al Parlamento e quindi, di fatto, non valutabile nel dettaglio da giornalisti ed analisti economici.
Senza contare che alcuni di questi analisti, almeno quelli più critici verso l’operato del governo, vedono proprio nel ritardo nella trasmissione del testo al Parlamento il segnale del fatto che “i conti non tornano”.
Di sicuro però, ha molto influito il pasticcio d’immagine provocato dalla decisione del Tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento di alcuni migranti spediti nel centro per i rimpatri, appena ultimato, di Gjader in Albania, in quanto provenienti da Paesi non sicuri. Centri per il rimpatrio di migranti irregolati, dal forte effetto “deterrente”, per la cui realizzazione la premier Meloni aveva speso non poche energie e su cui i partiti della sua maggioranza avevano costruito un po’ il mito di un “modello italiano” che altri Paesi sarebbero stati pronti a imitare. Un danno d’immagine notevole per il governo, tanto che stasera (ieri sera per chi legge, ndr) il Consiglio dei ministri, il cui ordine del giorno non è mai stato pubblicato ufficialmente, ha approvato un decreto che ridefinisce, portandolo al rango di norma primaria, l’elenco dei Paesi ‘sicuri’, risolvendo così l’impasse.
Secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza, la conferenza stampa è stata in ballo fino all’ultimo proprio per il timore che alla fine si sarebbe parlato solo della questione dei centri in Albania. Timore accresciuto da fatto che al centralino di Palazzo Chigi erano arrivate richieste di informazioni per l’accredito anche da parte di trasmissioni televisive satiriche. Da qui, prima l’idea di mandare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a ‘Cinque minuti’ di Bruno Vespa e in conferenza stampa, dopo il Cdm, per smorzare e anticipare un po’ il tema migranti, poi la decisione di rinviare.