La situazione nel campo profughi di Jabalya, situato nel nord della Striscia di Gaza, è drammatica. Secondo quanto riportato dall’UNRWA, migliaia di persone sono bloccate da giorni senza accesso all’acqua potabile e con riserve di cibo ormai esaurite. I soccorritori non riescono a raggiungere le aree colpite dai bombardamenti israeliani, nonostante le numerose richieste di intervento umanitario presentate dalle Nazioni Unite. Questi ritardi hanno un costo umano significativo, con molte persone rimaste intrappolate sotto le macerie e le squadre di soccorso impossibilitate ad operare.
L’assedio di Jabalya è solo una parte della più ampia crisi che sta coinvolgendo tutta la Striscia di Gaza, dove si stima che circa 400.000 persone siano bloccate nelle zone settentrionali a causa degli intensi bombardamenti e degli ordini di evacuazione. La carenza di beni essenziali come cibo, acqua e medicinali sta peggiorando una situazione già gravissima, in particolare per i bambini, che sono tra le principali vittime del conflitto.
Le autorità israeliane hanno respinto le richieste di accesso urgente presentate dall’UNRWA e dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), aggravando ulteriormente la crisi umanitaria in corso. Nel frattempo, l’UNRWA continua a lanciare appelli disperati affinché si ponga fine al blocco per permettere ai soccorsi di entrare nelle zone colpite, ma la risposta delle forze israeliane è stata finora negativa.
La gravità della situazione è testimoniata anche dalle organizzazioni umanitarie presenti sul campo, come Medici Senza Frontiere, che ha confermato la presenza di operatori intrappolati a Jabalya e la difficoltà di portare assistenza medica alle popolazioni colpite. La mancanza di vie di fuga e l’assedio del campo rendono la situazione sempre più insostenibile.