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venerdì, Marzo 14, 2025
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Kamala Harris è l’America che guarda al futuro: la sua vittoria è possibile.

Tra i vari segnali incoraggianti per la candidata del Partito Democratico c’è l’enorme afflusso di voti anticipati. Ciò rappresenta una tangibile conferma del coinvolgimento e della mobilitazione dell’elettorato femminile.

Ho seguito con passione e una certa apprensione i sondaggi americani sulla sfida tra Kamala Harris e Donald Trump. E ora trovo conferma nelle previsioni iniziali: la mobilitazione delle donne è scattata immediatamente, in segno di solidarietà contro un personaggio accusato di abusi e disprezzato da molte per la sua condotta verso il genere femminile. Questo scontro, senza precedenti nella storia americana, si intreccia con la speranza di vedere, per la prima volta, una donna alla Presidenza degli Stati Uniti.

L’enorme afflusso di voti anticipati rappresenta una tangibile conferma del coinvolgimento e della mobilitazione femminile. Il Partito Democratico è sceso in campo con determinazione, consapevole delle minacce alla democrazia e preoccupato per la mancata azione della Corte Suprema contro Trump, nonostante le prove del suo sostegno all’assalto al Campidoglio. In questo scenario, Kamala non sembra risentire dell’eredità di Biden: anzi, l’attuale Presidente incontra un crescente favore per i suoi sforzi in direzione di una tregua in Medio Oriente, considerando che il conflitto potrebbe trasformarsi in un pericoloso scontro globale.

Kamala ha già superato il suo avversario sia nella raccolta fondi sia nel sostegno di importanti personalità, specialmente nel mondo dello spettacolo. I sondaggi, che oscillano di giorno in giorno, sono funzionali a entrambi i candidati, mantenendo alto l’impegno dei rispettivi elettorati.

Infine, è difficile immaginare che negli Stati Uniti possa prevalere un approccio ambiguamente “disarmista”, pensando soprattutto alla questione dell’ordine mondiale in bilico e al protagonismo delle potenze rivali – Russia e Cina – pronte a sfidare l’egemonia americana. L’industria bellica degli Stati Uniti difficilmente sarà ridimensionata: le guerre in Vietnam e Afghanistan furono abbandonate per preservare vite americane, ma oggi questa preoccupazione resta confinata ai margini per la natura e l’organizzazione della guerra contemporanea. Le potenze nucleari, grandi e piccole, optano per conflitti per procura, dove sono e saranno altri popoli a combattere per difendere la propria terra.