La vittoria di Donald Trump appare come una rottura nella vita democratica americana, con inevitabili ripercussioni a livello internazionale. Secondo le analisi più accreditate, al successo del tycoon hanno contribuito in maniera consistente gli elettori più sensibili alle istanze etico-religiose. Oggi, al di qua e al di là dell’Atlantico, le motivazioni di fede tornano a pesare sul sentimento politico di stampo conservatore. Anche in Italia si registra la soddisfazione, più o meno esplicita, della destra cattolica per l’esito della competizione elettorale. Eppure, non tutti i “conservatori” – per usare un’etichetta generica – condividono visione e metodi del trumpismo. Roberto De Matteis, direttore di “Corrispondenza Romana” e tradizionalista a 24 carati, incarna un conservatorismo (vecchio stampo?) che rifiuta l’adesione al radical-populismo di Trump, preferendo un impegno più rigoroso che metta al primo posto la difesa dei valori morali, fuori perciò dalle facili strumentalizzazioni del populismo.
De Matteis osserva con malcelato scetticismo il fenomeno Trump e ne ravvede il pericolo nell’eccesso di realpolitik Certo, Trump si presenta come baluardo contro le derive culturali del progressismo radicale, al cui vertice troviamo il wokismo, ma il suo approccio alla “grande politica” appare ambiguo e contraddittorio, in particolare per la volontà di cercare alleanze tattiche con leader autoritari come Vladimir Putin. “L’operazione che forse ha in mente Trump è analoga, ma rovesciata rispetto a quella che tentò Nixon” – si legge nell’articolo firmato da De Matteis sul numero 1872 del suo bollettino online – quando questi provò ad isolare l’Urss aprendo improvvisamente alla la Cina di Mao. Oggi, poiché il pericolo (non solo in ambito commerciale) viene dalla Cina, avanza la suggestione di una contromossa favorita nell’eventualità dall’abbraccio con Putin, sicché “in nome della realpolitik, si dovrebbe sacrificare l’Ucraina, costringendola ad una pace ingiusta con il Cremlino”.
Questo, in effetti, è un elemento discriminante. Il vento che soffia sugli Stati Uniti finisce per corrodere ulteriormente le basi morali dell’Occidente, nel mentre ne assume a parole il valore depositato nel messaggio dell’America first. Per De Matteis, una politica di sano spirito conservatore non dovrebbe insomma fondarsi sulle emozioni deteriori del populismo e la spregiudicatezza delle alleanze internazionali, bensì mantenere una linea di coerenza – in senso autenticamente cristiano – rispetto ai grandi temi della politica d’oggi. Dunque, il tipo di tradizionalismo cattolico proposto dal direttore di “Corrispondenza Romana” tiene a distinguersi in modo esplicito da una politica freddamente realista, senza un ancoraggio a principi stabili e poco aderente, in fin dei conti, alle ragioni che dovrebbero favorire la rinascita dell’Occidente.
I trumpiani con il crocefisso sono lontani dall’esercitare una tendenziale egemonia. C’è destra e destra, anche nel campo cattolico.