La pronuncia della Corte di Cassazione, che ha giudicato legittimo il referendum proposto dal Comitato per l’Unità Repubblicana sul disegno di legge Calderoli relativo all’autonomia differenziata, segna un punto di svolta nel dibattito politico su uno dei temi più divisivi dell’agenda del governo Meloni. Sebbene la decisione definitiva spetti alla Corte Costituzionale, l’apertura al referendum rappresenta un nuovo capitolo che potrebbe incidere profondamente sulle scelte future riguardo alla riforma.
In questo contesto, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pascale, intervenendo ad Atreju, ha lanciato un appello a rivedere l’intero progetto dell’autonomia differenziata. “Tutti i governi degli ultimi anni hanno lavorato sull’autonomia, diverse regioni del centrosinistra l’hanno richiesta. Ora però c’è la sentenza della Consulta, c’è una serie di criticità: ha senso andare avanti e sbattere la testa contro il muro o ha senso fermarsi tutti? Non deve essere un fallimento di Meloni, ma una presa d’atto di tutti che questa è una strada sbagliata e tutti insieme se ne percorre un’altra”.
De Pascale ha riconosciuto che anche la sua regione, sotto la guida del precedente presidente Stefano Bonaccini, aveva richiesto competenze aggiuntive, ma ha dichiarato di aver cambiato idea: “Nessuno chiede a Meloni di fare un mea culpa o di prendersi la colpa della strada che ha percorso però la mia regione, ad esempio, ha cambiato idea. Secondo me può farlo anche lei”.
Ribadendo la necessità di preservare l’unità nazionale, De Pascale ha avvertito: “Se questo paese diventa un paese Arlecchino con venti regioni-stato dove ognuna si fa le sue regole, è un paese che perde di senso. L’unità d’Italia è stata una conquista”. Ha poi sottolineato che nemmeno in Fratelli d’Italia c’è unanimità sul tema: “Pensano non serva devolvere ulteriori competenze alle regioni, ne hanno già fin troppe. Il progetto dell’autonomia andrebbe completamente abbandonato. Si dovrebbe riprendere il Titolo V e in maniera condivisa cambiare ciò che di quella riforma non ha funzionato”.