Quando tornano i cosiddetti ‘cattolici adulti’ di prodiana memoria c’è sempre all’orizzonte un chiaro disegno politico e, soprattutto, di potere. È nel dna dei ‘cattolici adulti’ far coincidere ogni iniziativa politica con un disegno di potere. Raffinato ma spietato, com’è nella tradizione di questa corrente culturale e politica che esiste dai tempi della Dc e che via via non ha disperso i suoi tratti essenziali della sua esperienza concreta nella cittadella politica italiana. E cioè, sentirsi i depositari esclusivi e più titolati della presenza dei cattolici in politica, dispiegare con forza e metodo la sua cristallina cultura di potere e, in ultimo, con un comportamento che fa del settarismo e della faziosità la sua cifra decisiva.
Ora, al di là di questa tradizione e di questa cultura che esistevano già nella Dc, seppur anche con altri protagonisti, periodicamente riemerge come un fiume carsico. E nel tempo presente, sempre e rigorosamente nel campo della sinistra, questo filone culturale si riaffaccia con prepotenza
all’attenzione degli osservatori e degli opinionisti. Ufficialmente, e come da copione, per difendere valori, idee, progetti e principi. Ufficiosamente, e come sempre, per salvaguardare e recuperare un potere che in questi ultimi anni si è andato progressivamente smarrendo e disperso. Questa volta, però, ci sono due elementi che sono alquanto confusi e che prima o poi vanno chiariti.
La prima considerazione parte dalla volontà di rilanciare, del tutto legittimamente, una corrente all’interno del Pd minacciando velatamente che se ciò non avviene si può anche rafforzarla all’esterno del Pd. Ora, però, che il potere sia la stella polare che caratterizza da sempre questa componente è un dato di fatto e a tutti noto. Ma a questi amici sfugge un particolare che non è di secondaria importanza. E cioè, il Centro in Italia non si identifica solo con Prodi, con i ‘cattolici adulti’ e con questa corrente che storicamente, comunque sia, ha sempre giocato un ruolo decisivo ed essenziale nei gangli del potere politico, economico e, soprattutto, di sottogoverno nel nostro paese. Il Centro, come tutti sanno, è anche molto altro. Come dimostrano anche, e soprattutto, i consensi elettorali. E quindi, e di conseguenza, i ‘cattolici adulti’ di Prodi dovranno sciogliere un nodo. E cioè, se rafforzare il Pd – come, ovviamente, capiterà – o se, al contrario, far saltare il progetto del Pd e ritornare ad una stagione precedente. Scenario che, come ovvio, è del tutto virtuale ed astratto. Vedremo.
In secondo luogo, e al di là di continuare a blaterare di Margherita e di Ppi – che, come tutti sanno, sono archiviati e consegnati alla storia – persiste un dato curioso e singolare. E cioè, ma Delrio e Prodi sarebbero i soggetti più titolati e più rappresentativi a farsi carico della storia lunga, tormentata ma avvincente dei Popolari? È appena sufficiente rileggere la storia concreta di quella esperienza politica ed organizzativa per arrivare alla conclusione che il tentativo di impadronirsi di una storia secolare rischia sempre di lasciare per strada molte macerie.
Ecco perchè, anche le migliori operazioni di potere devono sempre coincidere con il rispetto rigoroso dell’onestà intellettuale e, soprattutto e nel caso specifico, del pluralismo che caratterizza un’area culturale e politica come quella del popolarismo di ispirazione cristiana.
Non esistono, cioè, ‘cattolici di serie A’ o ‘cattolici doc’ che hanno più titoli di altri per rappresentare un filone di pensiero. Esistono, al contrario, cattolici che, del tutto legittimamente, perseguono un disegno di potere attraverso la momentanea riscoperta di una cultura politica. Ma il tutto deve avvenire senza arroganza, senza esclusivismi e, soprattutto, senza alcuna spocchia intellettuale nei confronti di altri cattolici che declinano altri progetti politici e pur sempre cristianamente ispirati.