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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Donne e istituzioni: un cammino tra diritti, sfide e conquiste.

Proponiamo il testo della relazione svolta dalla Presidente di EuropaForum in occasione del convegno del Centro Democratico (“Idee e proposte per un’alternativa di governo” - Roma, Hotel M. D’Azeglio, 18 gennaio 2025).

Nel lento e lungo travaglio sul riequilibrio della rappresentanza femminile nelle istituzioni, è stata la Corte Costituzionale ad entrare per prima in contatto con le costruzioni di genere presenti nella società italiana. 

I suoi pronunciamenti hanno consentito l’applicazione di quel principio di eguaglianza sostanziale, sancito nel secondo comma dell’art. 3 della Costituzione, e tracciato un itinerario per il legislatore. 

Negli ultimi trent’anni, su questo tema, la Corte è intervenuta, significativamente, tre volte (le sentenze n. 422/1995, 49/2003 e 4/2010) eh ha indicato le misure necessarie per promuovere il raggiungimento della democrazia paritaria, il cui frutto sta nel bilanciamento tra la valorizzazione del principio di pari opportunità di genere e il non conflitto con gli altri principi costituzionali.

Altri pronunciamenti ci sono stati poi per quanto riguarda l’accesso delle donne alle carriere nella sfera pubblica. Senza possibilità di essere smentiti possiamo dire che la Corte ha colto e compiuto una vera e propria evoluzione della visione della differenza di genere svelando come l’insieme di tutti i suoi pronunciamenti siano stati paradigmatici della trasformazione della società nel suo complesso.

Soffermandoci sulla rappresentanza politica, due sono i provvedimenti di grande significato: la n.3/2001, che ha riscritto il titolo V della Costituzione, che prevede la promozione del principio delle pari opportunità nelle cariche elettive; e la legge n.1/2003, che modifica l’articolo 51 della Costituzione in materia di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive sancendo espressamente la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini. 

Altre norme sono state poi introdotte, volte a promuovere l’equilibrio di genere all’interno delle assemblee elettive a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Ultima fra tutte la legge n.165 del 2017 che prevede, tra l’altro, le cosiddette candidature alternate. Anche i partiti hanno introdotto altre norme per favorire questo tale riequilibrio.

Con le sue disposizioni la Costituzione afferma che non solo la donna è, per legge, uguale, in diritti, all’uomo, ma anche che, è dovere della Repubblica agire affinché questa uguaglianza sia in concreto e nel quotidiano attuata in ogni campo della vita sociale, economica e politica.

Ecco perché a noi donne ci sta a cuore la Costituzione. Ecco perché dobbiamo difendere la Repubblica: unica strada possibile per affermare, tra uguaglianza e differenza, la difficile cittadinanza delle donne.

Qualche dato aiuta… Alle elezioni politiche del 2022 su 6.345 candidati il 47 per cento erano donne. Le elette sono state 199, 70 donne al Senato e 129 alla Camera pari al 33 per cento circa dei parlamentari e per la prima volta negli ultimi vent’anni il numero di donne elette in parlamento si è ridotto sia in termini assoluti che in percentuale. Su questo dato pesa la riduzione dei seggi. 

Anche in Europa si registra una contrazione, il 38,5% dei membri del Parlamento sono donne, contro il 39,8% delle precedenti elezioni di giugno, che però è superiore alla media mondiale dei parlamenti nazionali e anche alla media UE dei singoli parlamenti nazionali. Per l’Italia, alle europee del 2024, sono state elette 29 donne su 76 seggi, pari circa al 38% del totale.

 

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