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martedì, Febbraio 11, 2025
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Educare alla cittadinanza planetaria: cruciale il ruolo della scuola.

Nello scenario del ritorno tragico e imprevisto della guerra in Europa, scatenata dai rigurgiti nazionalisti e neoimperialisti, educare alla cittadinanza plurale e planetaria acquista il valore di una priorità ineludibile.

La scuola ha il compito di educare alla cittadinanza planetaria, altro che nazionalizzazione delle masse.

Chi oggi invoca la necessità di riformare la scuola e i programmi riconducendoli nella cornice del vecchio paradigma della nazionalizzazione delle masse, chi invoca la necessità di «insegnare l’Italia», di «insegnare la Nazione» isolata dalla storia globale e dalla complessità del mondo globalizzato, non educa alla cittadinanza ma alla sudditanza. Come persone e come singole comunità abbiamo, di fatto, una identità plurale, complessa: pur continuando a essere insediati in una dimensione locale, privilegiata, facciamo, di fatto, sempre più parte di molteplici scenari globali.

E educare alla cittadinanza significa oggi educare a questa inedita condizione umana nell’età globale.

Per questo le istituzioni educative non possono eludere il compito di ridefinire e promuovere quell’esperienza di cittadinanza che i cambiamenti culturali, geopolitici, economici, tecnologici oggi in atto su scala globale rendono quanto mai urgente. È una cittadinanza plurale: locale, nazionale, europea, globale. Oggi la scuola è investita del compito urgente di aiutare ogni persona e ogni gruppo a integrare e a connettere la pluralità delle sue molteplici identità (cioè l’appartenenza a una città, a una regione, a uno stato, a un insieme di stati quali l’Unione Europea, al mondo), e deve aiutare a conoscere la pluralità delle culture del mondo. L’educazione a una cittadinanza plurale richiede però necessariamente l’allargamento e non il restringimento del contesto, degli strumenti, delle informazioni, delle conoscenze che stanno alla base delle tradizionali cittadinanze nazionali, e che le scuole nazionali avevano a loro tempo contribuito a costruire. In particolare, deve essere favorita la conoscenza transdisciplinare dell’avventura storica che ha condotto l’umanità a generare una nuova era geologica: l’Antropocene. Una nuova era in cui la Terra è un unico sistema dinamico complesso, autoregolato, con componenti fisiche, chimiche, biologiche ma anche umane, che perciò richiede una conoscenza in grado di intrecciare cambiamenti umani sociali, tecnoscientifici, politici ed economici con le loro diverse conseguenze ambientali, fisiche, chimiche, geologiche, su scala locale e globale.

Nello scenario del ritorno tragico e imprevisto della guerra in Europa, scatenata dai rigurgiti nazionalisti e neoimperialisti, educare alla cittadinanza plurale e planetaria acquista il valore di una priorità ineludibile.

Di fronte all’aumento delle possibilità dell’uso di armi nucleari in conflitti locali, del rischio effettivo dell’auto-annientamento, l’umanità oggi, per la prima volta nella sua storia, si trova «obbligata» a uscire dall’età della guerra e dello sfruttamento incondizionato dell’ambiente. Si trova «obbligata» a uscire dal paradigma dei «giochi a somma zero» (vinco io, perdi tu) per generare un paradigma dei «giochi a somma positiva» (vinco io, vinci tu). Si tratta di una profonda discontinuità nella storia umana. Un’umanità planetaria nascerà se emergerà una nuova umanità, se si trasformeranno le nostre culture. Ed è sul terreno cruciale dell’educazione che si giocherà la partita per realizzare il cambiamento di paradigma che il nuovo tempo esige. È la sfida di una nuova Paideia, avendo sullo sfondo l’esigenza di rigenerare il principio che ereditiamo dall’Illuminismo: ogni educazione è educazione alla libertà e alla dignità umana.

 

Fonte: Cooperazione educativa (n. 4/2024)

[Testo qui riproposto per gentile concessione dell’autore. Si tratta della risposta all’ultima domanda dell’intervista, curata da Anna D’Auria e Memi Campana,  che il trimestrale ha presentato con il seguente titolo: Ogni educazione è educazione alla libertà e alla dignità].