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“Idee Ricostruttive” ancora da studiare

Il testo fondativo a ottanta anni e più dalla nascita della Democrazia Cristiana. Per gentile concessione dell’autore e in accordo con il direttore Monda, riproponiamo l’articolo uscito ieri sull’Osservatore Romano.

Le Idee ricostruttive della Democrazia Cristiana sono uno dei grandi documenti fondativi di quel partito, certamente il più conosciuto e il più citato da quando, a fine luglio del 1943, le Idee vennero diffuse l’indomani della caduta  del fascismo. Se ne torna a parlare, in una serie di appuntamenti in corso volti a celebrare gli 80 anni, e più ormai, della nascita della Democrazia cristiana, occasione per un bilancio storico sul quel partito, e più ancora sul cattolicesimo politico italiano del Novecento al quale dette vita, con il suo “Appello ai Liberi e Forti” del gennaio 1919, don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare.

Le idee ricostruttive sono incardinate dentro questa grande storia, ma esse costituiscono anche una storia a sé, alla quale periodicamente si aggiungono nuovi particolari circa la loro  origine, la loro elaborazione e il loro contenuto, in una mai esaustiva ricostruzione di questo documento. Testimoni assoluti della vicenda sono personalità come Giuseppe Spataro, Guido Gonella, Alcide De Gasperi. Il racconto che ne fa Spataro, nel suo I democratici cristiani dalla dittatura alla repubblica (Mondadori 1968), fa risalire la genesi del documento al 1941, attraverso una progressiva elaborazione durante incontri guidati da De Gasperi fra Milano e Roma.

Le Idee non  vennero stampate subito. “Dovemmo accontentarci del ciclostile  – scrive Spataro – e ripiegammo su una distribuzione di fortuna, consegnando più copie possibili agli amici di diverse regioni. La prima copia fu data a Bernardo Mattarella, incaricato di rappresentare  la Commissione Centrale della Democrazia Cristiana in Sicilia, dove avrebbe provveduto egli stesso alla stampa. Un’altra copia riuscimmo a farla avere ad Antonio Segni per la diffusione in Sardegna … Ma la spedizione di migliaia di copie fu iniziata il 31 luglio del 1943. L’opuscoletto fu inviato a tutti i popolari con i quali ero rimasto in contatto, ad esponenti del mondo cattolico e a circa venti mila parroci”.

La loro diffusione suscitò un immediato entusiasmo, e anche interrogativi. Questori e prefetti di molte città e province segnalarono al ministero dell’Interno l’anomala spedizione delle migliaia di copie del documento, chiedendo istruzioni sul da farsi. Una tale espressione di libertà era stata impensabile fino a pochi giorni prima, e il governo Badoglio non aveva ancora abolito i controlli polizieschi del fascismo. Ma il clima di libertà di quella breve estate politica fino all’8 settembre, ebbe la meglio su tutto.

Le Idee erano nate dunque su impulso di De Gasperi, che aveva richiesto materiali e contributi a tanti ex popolari e giovani dell’Azione Cattolica. Fu lui l’artefice dell’incontro fra questi due diversi gruppi fondativi del nascente partito. Da Milano collaborarono i “neoguelfi”, a Roma fu Guido Gonella a scrivere le due parti relative alla politica scolastica, e alla politica estera, lui, il celebre estensore degli Acta Diurna sulla situazione internazionale che pubblicava in quegli anni “L’Osservatore Romano”.

Al primo congresso nazionale del partito, che si tenne a Roma nell’aprile del 1946, De Gasperi ricordò questi passaggi: “Avemmo dei contatti nei momenti della clandestinità, e compilammo finalmente le Idee ricostruttive che dovevano essere le idee-forza le quali avrebbero animato la volontà del popolo italiano quando questo popolo avesse avuto la possibilità di attuarle …  Se io guardo il sommario di queste Idee ricostruttive, vedo in verità che tutte  le questioni fondamentali sono state toccate, tutte le idee-forza sono state  accennate …” De Gasperi le elenca, riprendendo lo schema del documento diffuso a fine luglio del 1943, spiegando che queste indicazioni erano state poi oggetto di discussione all’interno del partito e infine tradotte in deliberati congressuali.

In effetti la posizione del partito non si formò solo sullo sviluppo delle Idee, ma anche sulla rielaborazione di questo documento che De Gasperi stesso aveva compiuto sul “Popolo” clandestino del 12 dicembre 1943 a firma Demofilo, con il titolo: “La parola dei democratico cristiani”. Se si accostano i due testi, se ne vedono le parti eguali e quelle dove De Gasperi interviene con modifiche e integrazioni, una diversa scansione narrativa, e la continua sottolineatura di una democrazia partecipativa per rifondare alla radice il vecchio Stato autoritario che monarchia e fascismo lasciavano in eredità.

Un particolare di quel lungo articolo è degno di nota. Uno dei sottotitoli di prima pagina recitava: “L’essenza del regime repubblicano”. Ma si era nel 1943, lontani da quello che sarebbe diventata l’Italia una volta usciti dall’incubo della guerra. I socialisti, con Pietro Nenni, avevano prospettato un cambio di fatto, rivoluzionario, dalla monarchia alla repubblica. De Gasperi si era opposto: la vera rivoluzione, aveva detto, dovevano essere il referendum e l’assemblea costituente. Perciò il numero successivo del “Popolo” clandestino, con la data del 23 gennaio 1944, pubblicò un vistoso errata corrige, precisando che la dicitura esatta di quel sottotitolo era “regime democratico”, e non repubblicano.

All’Istituto Luigi Sturzo sono conservate più copie delle Idee ricostruttive, ma tutte diverse fra loro (una viene dall’Istituto Gramsci). Quella che sembra la più antica, è in effetti la più recente. E’ intitolata: Idee ricostruttive della D.C. e sotto c’è la scritta: “(De Gasperi, novembre 1942)”. Ma se si apre il documento, nella seconda pagina leggiamo che è una ristampa del 1962, quindi successiva di venti anni. Un altro particolare non torna: che la Democrazia Cristiana venisse indicata già allora, nel 1942, con la sigla D.C. Però è una ristampa, un rifacimento. Dov’è l’originale, per fare il confronto? Ne esiste una copia da qualche parte? Può darsi, speriamo che salti fuori. Sulle Idee, non è stata ancora detta l’ultima parola.