9.5 C
Roma
mercoledì, Febbraio 12, 2025
Home GiornaleL’eredità politica e sociale di Franco Marini

L’eredità politica e sociale di Franco Marini

Ci lasciava quattro anni fa e ne sentiamo tutta la mancanza. Con la sua azione - sindacale politica e istituzionale - ha segnato la storia e la cultura del cattolicesimo sociale italiano.

Quando si parla dei grandi leader politici è sempre molto difficile affrontare un tema specifico. E cioè, la loro eredità politica e culturale. Pur dando per scontato che nessuno può intestarsi in modo esclusivo il testamento politico di un leader o di uno statista, è altrettanto indubbio che quando costoro hanno rappresentato anche, e soprattutto, un filone di pensiero, si ha il dovere morale, prima ancora che politico, di non disperderlo. È il caso, nello specifico, di Franco Marini che ci lasciava quattro anni fa ma che ha segnato in profondità, con la sua azione sindacale, politica ed istituzionale, la storia e la cultura del cattolicesimo sociale italiano.

Un filone di pensiero storicamente presente nell’arcipelago del cattolicesimo politico del nostro paese e che ha rappresentato, e rappresenta tuttora seppur con minor forza ed incisività rispetto al passato, una costante del pensiero e della cultura dei cattolici italiani. Certo, quando parliamo di Marini parliamo anche di un leader che nel sindacato come nel partito, nel Governo come nelle istituzioni non ha mai rinunciato alla sua identità politica e culturale. Nel rigoroso rispetto delle altre culture e, soprattutto, degli avversari politici. Un carisma riconosciuto, apprezzato ed oggettivo che rispecchiava molto bene quella riflessione di Carlo Donat-Cattin quando diceva che “In politica il carisma o c’è o non c’è ed è inutile darselo per decreto”. E Marini, pur avendo sempre avuto un temperamento da leader, era anche apprezzato perchè rappresentava con semplicità ma con coerenza e senza alcuna supponenza una precisa e definita cultura nella cittadella politica italiana.

Ora, è del tutto evidente che nell’attuale situazione politica che contempla partiti personali o del capo, privi di una solida cultura di riferimento e con classi dirigenti alquanto precarie e trasformistiche, è decisamente difficile avere dei punti riferimento altrettanto chiari e definiti. E non è un caso, del resto, che la stessa presenza politica dei cattolici – democratici, popolari e sociali – oggi sia alquanto sbiadita se non addirittura incolore. Perché un conto è prendere atto che ormai esiste un forte e consolidato pluralismo politico ed elettorale dei cattolici italiani. Altra cosa, però, è dover registrare amaramente che questa presenza nei rispettivi partiti si è ridotta a giocare un ruolo puramente ornamentale se non addirittura periferica. E, di conseguenza, politicamente del tutto ininfluente ed irrilevante.

Ecco perché, ricordando proprio il magistero politico, sociale, culturale ed istituzionale di Franco Marini, chi proviene da quella tradizione ha il dovere di non archiviare quel vasto e ricco patrimonio ideale. Anche perché quella “sinistra sociale” di ispirazione cristiana, al di là delle dinamiche politiche che scorrono e cambiano rapidamente, non è ascrivibile ai dogmi del populismo, del massimalismo, dell’estremismo o dell’iper sovranismo. Cioè ai profondi disvalori che attualmente caratterizzano la dialettica politica italiana. E pensare a leader e a statisti come Franco Marini lo si può e lo si deve fare se, accanto al ricordo, c’è anche la concreta convinzione che quella cultura politica continua ad essere di straordinaria attualità e modernità anche e soprattutto nella stagione contemporanea.