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martedì, Febbraio 11, 2025
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Lagarde: “Incertezza sull’inflazione per le tensioni sui dazi”.

La Presidente della Bce ha descritto un’economia dell’area euro ancora fragile: la produzione è stagnante, il manifatturiero in contrazione e la fiducia dei consumatori debole, nonostante i redditi reali risultino in crescita.

Ieri davanti alla plenaria del Parlamento europeo la Presidente della Bce, Christine Lagarde, ha sottolineato l’aumento dell’incertezza economica, con prospettive che possono incidere sull’inflazione. Tra le cause principali, le recenti tensioni sul commercio internazionale. Per altro, dopo l’annuncio da parte dell’amministrazione Trump di nuovi dazi del 25% su acciaio e alluminio, l’Ue ha definito queste misure “illegali” e minacciato una risposta.

Nonostante questi sviluppi, Lagarde ha ribadito che l’inflazione nell’area euro dovrebbe tornare al target del 2% entro l’anno, sebbene permangano rischi al rialzo e al ribasso. Gli analisti prevedono ulteriori tagli dei tassi da parte della Banca centrale nei prossimi mesi, con un possibile punto di caduta tra l’1,75% e il 2,25%.

“Siamo determinati a garantire che l’inflazione si stabilizzi al nostro obiettivo di medio termine”, ha dichiarato Lagarde, sottolineando che le decisioni della Bce continueranno a seguire un approccio basato sui dati, senza vincoli su percorsi predefiniti.

Nel corso del dibattito, alcuni eurodeputati hanno criticato il coinvolgimento della Bce su temi come il cambiamento climatico, mentre altri hanno chiesto un maggiore impegno su diversità e inclusione nelle carriere. Lagarde ha replicato confermando che l’obiettivo primario dell’istituzione rimane la stabilità dei prezzi, come previsto dai Trattati europei.

Sul fronte tecnologico, la presidente ha ribadito la necessità di un euro digitale per preservare la sovranità economica europea. Un progetto che si scontra con la volontà di Trump di puntare sull’alternativa delle criptovalute.

Infine, Lagarde ha descritto un’economia dell’area euro ancora fragile: la produzione è stagnante, il manifatturiero in contrazione e la fiducia dei consumatori debole, nonostante i redditi reali risultino in crescita. Rimangono comunque segnali di ripresa, con un mercato del lavoro solido e un credito più accessibile, mentre le esportazioni potrebbero sostenere l’economia – sempre a patto che le tensioni commerciali internazionali non peggiorino.