Da anni, ci si chiede cosa sia e cosa rappresenti il centro, cosa significa agire politicamente da cristiano democratici. Proviamo a fare degli esempi.
Martedì è stato presentato il programma annuale di lavoro della Commissione europea per il 2025: da qui a dicembre, arriveranno 46 iniziative, 18 delle quali saranno proposte legislative. Tra quest’ultime, sono incluse le cosiddette leggi “omnibus” su sostenibilità, facilitazione burocratica per le imprese e per gli investimenti: modifiche sostanziali all’approccio di Ursula 1. Il dettagliato programma, oggetto di dibattito mercoledì a Strasburgo, prevede, tra l’altro, azioni ad ampio raggio come la semplificazione delle regole della Politica agricola comune (Pac), la revisione della direttiva sui rimpatri e della legge sul clima, insieme a interventi più mirati come le direttive su medicinali, armi, spazio e digitale.
Al Berlaymont si lavora a libri bianchi (sulla difesa), visioni (sull’agricoltura), nuovi accordi (il Clean industrial deal), strategie (migrazione, Mar Nero), road map (importazioni energetiche dalla Russia, realizzazione del Pilastro sociale). Come anticipato, viene rinviato al terzo trimestre la proposta di bilancio per il periodo 2028-34. Le prime settimane di Trump alla Casa Bianca si fanno sentire e attendere l’esito delle elezioni tedesche continua ad essere il mantra nei corridoi della capitale Ue: in un momento di attesa, si fanno piccoli passi.
E torna quindi la domanda iniziale? Se, come diceva De Gasperi, “politica vuol dire realizzare”, in una fase di programmazione, compito del buon politico è quello di preparare la strada. Servono capacità e soprattutto pazienza, ma in Europa non c’è lo spettro di elezioni anticipate. Agire con intelligenza e responsabilità significa partire dai bisogni di imprese e famiglie. Serve capire cosa serve per far rispondere il nuovo accordo per un’industria pulita alle necessità delle industrie energivore e come codificare i bisogni degli agricoltori nelle nuove regole della Pac. O riflettere sul fatto che inquadrare la direttiva sui medicinali critici nella casella “preparazione” può essere un errore di approccio, a maggior ragione oggi che la sottocommissione Sanità pubblica del Parlamento europeo è diventata commissione vera e propria, con i poteri derivanti. Una nuova strategia per la migrazione non può prescindere dalle crescenti tragiche difficoltà che attraversano Africa e Medio Oriente e non prevedere misure per affrontare il problema alla radice, ascoltando anche i tanti attori sociali cattolici che agiscono in loco.
Senza dialogo con sindacati e imprese non si riuscirà mai a completare il Pilastro sociale, istituito con una Comunicazione nel 2017 e lasciato in ghiacciaia. Per essere concreti: l’Italia è la seconda manifattura europea, con eccellenze assolute, come l’abbigliamento. Tuttavia, di recente, solo fra Marche e Toscana hanno chiuso un migliaio di aziende, a causa dell’aumento dei prezzi di beni di lusso nella fase post covid: i clienti abituali hanno reputato i nuovi prezzi non convenienti, i potenziali nuovi acquirenti sono stati scoraggiati dall’impennata. Risultato: crollo delle commesse e chiusura di tante piccole realtà imprenditoriali, spesso a gestione familiare.
Oggi, per rilanciare l’economia, Ursula pensa a una semplificazione burocratica: bene. Va detto però che in Ue, le aziende sono classificate in piccole e medie, se sotto i 250 dipendenti, e in grandi, se sopra tale soglia. Questo ha negato l’accesso ai fondi europei a tante Pmi ed aziende, specie in un continente che ha nelle microimprese la spina dorsale della propria economia. Dato che sono quelle che più hanno sofferto negli ultimi anni, serve intervenire creando categorie intermedie e prevedendo misure di sostegno in fase di crisi, da subito. Pare, invece, che si andrà in direzione opposta creando un’ulteriore categoria, ma non sotto ai 50 dipendenti come sarebbe logico, bensì intermedia fra 250 e 500. Errori come questo consegnano alla facile retorica populista degli spericolati estremisti intere categorie sociali che non hanno dall’Unione le risposte che vorrebbero. Basti pensare all’ultima uscita di Tino Chrupalla, co-leader dell’AfD, sulla collocazione di Italia e Grecia fuori dall’Euro o quantomeno in un Euro di serie B. Insomma, la negazione stessa del principio di solidarietà.
Si dirà, “belle parole, facile da scrivere su una tastiera”; ma se già è difficile per tutti essere coerenti fra parole e fatti, figuriamoci se non si parte almeno dalle buone intenzioni. E qui, nella coerenza fra parole e azioni che risiede la validità e la serietà non di un politico, ma di un cittadino che voglia definirsi cristiano.