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venerdì, Febbraio 21, 2025
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Felicità Pubblica, l’orizzonte di una nuova iniziativa sociale e politica.

Misuriamo il progresso solo con il Pil? Allora trascuriamo altri fattori fondamentali. Di seguito l’intervento sviluppato dal Sindaco di Udine nel secondo giro della tavola rotonda al convegno della “Rete di Trieste” (Roma 14-15 febbraio).

Dobbiamo continuare a fare attività politica sui territori, ma non possiamo non interessarci di ciò che accade nel mondo. Siamo di fronte ad un bivio. Dobbiamo agire sul territorio od occuparci anche dei grandi cambiamenti nel mondo? Per rispondere a questa domanda vorrei utilizzare le parole di un grande poeta argentino Borges: «Quando trovi un bivio, imboccalo». In altre parole, dobbiamo passare dalla cultura dell’or alla cultura dell’and. L’and implica amministrare, ma anche avere visioni alte.

Come ha qui ricordato anche il professor Antonio Campati dell’Università Cattolica, in politica le visioni del mondo sono fondamentali. Ogni organizzazione per agire ha bisogno di quattro fattori intangibili chiave: visione condivisa, team interno, relazioni con le reti esterne e valori condivisi. Questi elementi possono sfuggire a uno sguardo superficiale, ma sono intrecciati e coessenziali.

Ma dove voglio arrivare? Se ci pensiamo bene, dietro ad ogni mobilitazione c’è un immaginario personale o collettivo. Per la persona l’immaginario è il sogno. Un bambino sogna di diventare un pilota di Formula 1. Per l’organizzazione è la visione: l’immagine di un futuro che cerca di creare. Per la società è rappresentato dai grandi miti di liberazione che hanno suscitato speranze e giustificato sacrifici: dalla Terra Promessa alla Rivoluzione Francese, dalla Rivoluzione di Ottobre alla conquista del Far West. Le persone hanno bisogno di miti potenti per mobilitarsi e muoversi nella costruzione del futuro.

Quindi tornando a noi, non è sufficiente amministrare bene una città; dobbiamo anche offrire visioni di senso e di comunità. Per questo, lo scorso anno a Udine abbiamo organizzato un evento sul tema della Felicità Pubblica come nuovo paradigma per la politica. Si è svolto simbolicamente presso il Centro Balducci, un luogo che per me ha un forte significato, perché quando ero ragazzo ho avuto l’opportunità di conoscere Padre Ernesto Balducci e apprezzarne la profondità di pensiero.

In quell’occasione abbiamo invitato il prof. Luigino Bruni, che ha parlato della felicità pubblica come vocazione dell’economia italiana. Ha spiegato come il capitalismo anglosassone, radicato nel protestantesimo, metta al centro l’individuo e faccia della sua ricchezza personale il segno della benedizione divina, mentre nel nostro capitalismo latino esistono anche modelli diversi, come quelli espressi dal movimento cooperativo e dal cosiddetto terzo settore.

Credo fermamente che dobbiamo lavorare su un’idea di felicità pubblica. Non a caso nel 2012 l’Onu ha istituito la Giornata Internazionale della Felicità. E questo ci porta a riflettere, a contrario, su un altro tema: la denatalità. Vedo presente in sala il prof. Giampiero Dalla Zuanna che, da stimato demografo, ho invitato l’anno scorso a Udine per farci un seminario su questo tema. Se non si fanno più figli, c’è evidentemente un problema di infelicità e di mancanza di visioni future.

Se ci limitiamo a misurare il progresso solo con il Pil, non teniamo conto di altri fattori fondamentali come la salute, l’istruzione, il benessere, la vitalità della comunità, aspetti che insieme ad altri determinano la felicità interna lorda (Fil). Abbiamo la necessità di cambiare paradigma. Quando scrivo “Udine, Città Felice”, non lo faccio per caso: lavoriamo per costruire una comunità felice, ancorando la nostra azione politica a ideali alti.

Insieme alla mia maggioranza sentiamo di dover onorare alcune parole chiave come bene comune, solidarietà, sussidiarietà, personalismo comunitario. Da qui discende l’esperimento, sempre più consolidato, dei “consigli di quartiere partecipati” – formati dai rappresentanti delle associazioni – e l’esperienza della “sicurezza partecipata” che vede il coinvolgimento dei cittadini. Il tema della partecipazione è cruciale: non solo aumenta la democrazia, ma contribuisce all’efficacia delle politiche pubbliche.

I simboli hanno una grande importanza anche in politica. Come simbolo della lista civica abbiamo scelto un quadrifoglio. Perché? Perché nella tradizione popolare ogni foglia rappresenta una dimensione chiave: la fortuna, la speranza, la fede (religiosa e/o politica) e l’amore. Inoltre il quadrifoglio è un simbolo di innovazione. Perché? Perché il quadrifoglio è un’anomalia del trifoglio. L’innovazione è una disobbedienza andata a buon fine. E infatti il quadrifoglio è una disobbedienza naturale al trifoglio. Per questo rappresenta bene il nostro spirito innovativo. E ancora le quattro foglie sono anche il simbolo delle possibili declinazioni della sostenibilità che perseguiamo: ambientale, sociale, economica e politica. Infine il quadrifoglio può essere inteso come un simbolo di multi-appartenenza: siamo contemporaneamente cittadini di Udine, del Friuli Venezia Giulia, dell’Italia e dell’Europa.

Abbiamo bisogno di pensiero e azione, con la tensione morale e civile dello stare insieme, perché i cambiamenti e i successi più grandi nascono dalla cooperazione e dalle alleanze.