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sabato, Febbraio 22, 2025
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Dibattito | Cattolici, anche la Rete di Trieste deve fare chiarezza.

La sfida anche per i credenti è quella di saper legare pensiero e azione. Per fare cosa? Un nuovo partito o un mezzo per entrare in un partito già esistente? O che altro ancora?

La cosiddetta “Rete” dei cattolici rappresenta indubbiamente una boccata d’ossigeno nel clima stantio della politica italiana. E anche e soprattutto nell’area cattolica, almeno in quei segmenti che sono più sensibili ed interessati alla necessità di un rinnovato impegno politico dei credenti. Purché si esca dalla ipocrisia e dalle furbizie. Mi spiego meglio. Se si dice, com’è giusto che sia e, soprattutto, com’è emerso concretamente dalla due giorni alla Domus Mariae, che per poter contare nelle istituzioni locali e nazionali è decisivo organizzarsi, il capitolo del “partito” come strumento politico per eccellenza non può non essere affrontato. Ma, lo ripeto, senza furbizie.

Se si dichiara che la “Rete” non va confusa con nuovi partiti, con nuove correnti dei partiti o con delle componenti nelle rispettive coalizioni, uno si pone una semplice ma essenziale domanda: e cioè, ma allora come ci si organizza in vista delle prossime consultazioni locali e nazionali? Ed è perfettamente inutile fingere di aggirare l’ostacolo attraverso la solita e collaudatissima riproposizione del “noi ci occupiamo dei valori”, oppure lo slogan antico “noi diamo risposte concrete alle persone”. Anche perché, come tutti sanno, ci sono molti amministratori locali della “Rete” che, del tutto legittimamente, appartengono al Pd come iscritti, militanti, dirigenti ed eletti nelle varie istituzioni. Come per tutti gli altri, la vera sfida vale anche per i cattolici ed è quella di saper legare in una sintesi feconda e costruttiva “il pensiero e l’azione”. Ovvero, l’elaborazione culturale con la dimensione politica ed organizzativa.

Per queste ragioni, semplici ma essenziali, la “Rete” nata dopo la Settimana sociale dei cattolici del luglio scorso a Trieste si trova di fronte a tre strade a cui, prima o poi e senza ipocrisia, andrà pur data una risposta. E cioè, o ci si limita alla riproposizione del pre politico e di tutto ciò che lo caratterizza, avviene, puntualmente, da quasi 30 anni; oppure si decide di dar vita – con coraggio, forza, coerenza e determinazione – ad un partito laico, riformista, di governo e democratico ma dove l’apporto dei cattolici democratici, popolari e sociali sarà decisivo se non addirittura determinante; o, in ultima analisi, si decide di portare il proprio contributo e anche la propria specificità culturale all’interno dei partiti attualmente in campo. Con il rischio di disperdere, così facendo, un patrimonio che certamente esiste e che è disseminato in tutta la periferia italiana.

Insomma, una strada concreta andrà intrapresa. Appunto, senza furbizie. D’altronde, l’unico elemento che non si potrebbe tollerare è quello di dar vita ad una importante e qualificata “Rete” culturale, politica, organizzativa e civica a livello nazionale e poi sacrificarla sull’altare dell’ambizione di qualcuno che si candida in qualche partito a nome e per conto di quella esperienza. Sarebbe la negazione radicale di quello che si è detto per mesi e, forse, per anni. Per questi motivi è arrivato il momento di essere chiari, trasparenti, coraggiosi e anche coerenti. Non solo per il futuro dei cattolici ma anche, e soprattutto, per il rafforzamento della qualità della nostra democrazia.