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lunedì, Febbraio 24, 2025
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La sfida politica e culturale del Mediterraneo

I lavori della XIX sessione plenaria dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo (PAM): sempre più il Mare nostrum appare come crocevia di sfide e opportunità, dall’inclusione femminile alla sicurezza, dall’energia alle migrazioni.

Dal 19 al 21 febbraio 2025, il Parlamento italiano ha accolto a Roma la XIX sessione plenaria dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo PAM, un’importante occasione di confronto dei rappresentanti dei Paesi membri appartenenti alle due sponde del Mediterraneo e alla regione del Golfo. La PAM è un’istituzione internazionale creata nel 2006 e frutto del risultato di 15 anni di cooperazione tra gli stati della regione euromediterranea nel quadro del processo conosciuto come “Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione nel Mediterraneo”. Il Mediterraneo, del resto, da sempre è crocevia di civiltà, commercio e cultura e continua a rivestire un ruolo strategico nel contesto globale. Oggi, più che mai, questa macro area si trova al centro di dinamiche geopolitiche complesse, che ne rafforzano l’importanza come ponte tra Europa, Africa e Medio Oriente.

L’incontro ha quindi rappresentato un’opportunità per rafforzare la cooperazione tra i Paesi, affrontando le sfide comuni e promuovendo la stabilità, la sicurezza e lo sviluppo economico nell’area euro-mediterranea. Durante i lavori, nel corso del confronto attraverso un approfondito dibattito e l’approvazione di più risoluzioni, si è appassionatamente discusso su temi cruciali come la sicurezza regionale, la lotta al terrorismo e le crisi migratorie. Questioni che richiedono un’azione politica congiunta per essere efficacemente gestite. Tuttavia, un dettaglio che mi ha particolarmente incuriosita e che ho trovato di grande interesse è stata la forte enfasi posta da alcuni autorevoli esponenti dei parlamenti dei Paesi arabi sull’importanza del ruolo della donna nella società e nelle istituzioni. Com’è evidente, in molti Stati mediterranei, infatti, le donne affrontano ancora barriere strutturali e culturali che ne limitano l’accesso alle posizioni di potere. E non solo. Tuttavia, e in più occasioni, è stata sottolineata la necessità di garantire una maggiore rappresentanza femminile in ambito parlamentare, affinché il contributo delle donne possa essere valorizzato e integrato nelle decisioni politiche. Questo tema, oltre ad essere di grande rilievo per il progresso sociale, dimostra e conferma come il Mediterraneo possa diventare anche un laboratorio di cambiamento e inclusione, capace di coniugare tradizione e innovazione per costruire un futuro più equo e rappresentativo per tutti. Senza sottovalutare, tuttavia, come la stabilità e lo sviluppo in una regione passano anche e soprattutto attraverso il rafforzamento della leadership femminile. L’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo si conferma, dunque, un modello diplomatico di alto livello, capace di riunire le diverse anime della regione in un confronto aperto e costruttivo. L’Italia e l’Unione Europea possono svolgere un ruolo chiave nel sostenere questi processi di trasformazione promuovendo politiche di inclusione e programmi di cooperazione volti a rafforzare il ruolo delle donne nel Mediterraneo. L’empowerment femminile non è solo una questione di giustizia sociale, ma rappresenta anche un elemento strategico per la crescita economica, la stabilità politica e la

costruzione di società più resilienti. La sua organizzazione, curata nei minimi dettagli, permette, tra l’altro, un dialogo diretto tra i rappresentanti dei Paesi membri, con l’obiettivo di affrontare le sfide comuni e costruire soluzioni condivise. Un segnale importante è arrivato con l’elezione dell’On. Giulio Centemero alla Presidenza della PAM, un riconoscimento del ruolo chiave che l’Italia può svolgere nel consolidare il dialogo tra le due sponde del Mediterraneo. 

In un’epoca di grandi trasformazioni globali, il nostro Paese ha l’occasione di rafforzare la propria posizione come ponte

tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Se da un lato la PAM incarna l’ideale della cooperazione internazionale, dall’altro il Mediterraneo resta purtroppo ancora un’arena in cui prevalgono logiche di realpolitik e dove gli interessi strategici nazionali spesso prevalgono sulla ricerca di soluzioni comuni. Questa dinamica è particolarmente evidente in tre ambiti cruciali: sicurezza, energia e gestione dei flussi migratori. L’area mediterranea continua a essere attraversata da tensioni e conflitti che rendono precario qualsiasi equilibrio. Uno degli aspetti più evidenti dell’Italia, causa la sua posizione geografica, è che si trova a gestire in prima linea l’emergenza, tra operazioni di soccorso e pressioni interne per un maggiore controllo dei confini. La mancanza di una strategiacomune europea e l’assenza di un meccanismo stabile di ricollocamento hanno lasciato i Paesi mediterranei a gestire da soli un fenomeno che, in realtà, riguarda l’intero continente.

A mio avviso, l’obiettivo deve essere quello di superare la logica delle risposte emergenziali e costruire strategie di lungo periodo, capaci di trasformare il Mediterraneo in un ponte tra culture, economie e istituzioni. Solo attraverso un impegno coordinato e una visione inclusiva sarà possibile costruire un futuro di stabilità, crescita e prosperità per tutta la regione. E, come già diceva Aldo Moro in tempi non sospetti, “nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa o nel Mediterraneo” e, inoltre, “il Mediterraneo non è una frontiera ma un mare che unisce”.