Giubilei e mass media: evoluzione, memoria è futuro.

È stato presentato alla Luiss dal curatore Francesco Giorgino il libro “Giubilei”, voluto dalla trasmissione “XXI secolo” e da “Rai Libri”, sulla storia dei media di fronte agli appuntamenti giubilari.

L’Anno Santo del 1900 è il primo che vede riprese cinematografiche affiancare la comunicazione dei giornali, principalmente l’Osservatore Romano (che in pagina non ospita ancora fotografie). Nel 1900 la fioritura mediatica sotto Papa Leone XIII si arricchisce del nostro giornale, “Il Domani d’Italia”, inventato da un presbitero vicinissimo a Papa Pecci, don Romolo Murri.  

Perché si sono messi insieme la trasmissione “XXI secolo” di Francesco Giorgino, noto ex volto del TG1, e “Rai Libri” per una iniziativa editoriale sui Giubilei? Il motivo è stato chiarito dallo stesso Giorgino alla manifestazione indetta alla Luiss per la presentazione del libro “Giubilei”, da lui curato. 

Il grande sforzo di questi anni della Rai è di  evolvere fino a diventare una grande Digital Media Company europea, attenta a centrarsi sulla crossmedialità. Di qui l’approccio che vede su una singola tematica e su un singolo progetto di comunicazione intervenire una pluralità di strumenti: informazione giornalistica, podcast ed editoria di libri o instant book, come testimoniato dall’esempio del libro “Giubilei”.

È obiettivo specifico del libro trattare il significato del Giubileo: il significato quale, dall’Anno Santo del 1900 in poi lungo i nove Giubilei successivi fini ad oggi (comprendendo quindi l’attuale), è stato restituito dai media, in crescita ininterrotta passando da una all’altra scadenza venticinquennale. 

Il senso del Giubileo si aggiorna così ad ogni edizione dell’appuntamento con la storia e insieme si aggiorna il senso del cristianesimo e della Chiesa. La Chiesa si interroga in occasione di ogni Anno Santo sul sensus ecclesiae. E la cosa avviene anche ricorrendo all’impiego di nuovi inediti media. Nel 1900 c’è la carta stampata dei giornali, principalmente il quotidiano della Santa Sede. l’Osservatore Romano, ma senza immagini fotografiche in pagina. C’è  pure un uso – sia pure inadeguatamente organizzato e un po’ casuale – della nascente cinematografia: le riprese di cui disponiamo però non riguardano le cerimonie giubilari. 

Nel 1925 le riprese cinematografiche documentano alcune cerimonie; ma c’è il divieto di indugiare sulla figura del pontefice Pio XI. Successivamente l’Osservatore Romano si popola di fotografie in pagina. Nel 1933 i media aumentano con l’affermazione della Radio Vaticana, nata nel 1931, e con la diffusione potentemente globale; Pio XI e Pio XII fanno un uso intensivo, e di successo, della radio (si pensi ai radiomessaggi di Papa Pacelli degli anni Quaranta, così apprezzati dal presidente americano Roosevelt). Le fotografie la fanno finalmente da padrone. Nasce l’Osservatore della Domenica, settimanale illustrato: Il direttore è Enrico Zuppi, padre del cardinale Matteo. 

Nel 1942 Pio XII vuole addirittura un film su sé stesso, Pastor Angelicus, un lungometraggio che avrà grande successo in tutto il mondo. Si unisce all’entourage pontificio un eccezionale specialista di comunicazione plurimediale, padre Félix Morlion, un belga di formazione americana. Nel 1950 l’uso dei media è assai più intensivo, globale, organizzato. È l’acme dell’interventismo di Morlion, portatore in Vaticano della nuova scienza della pubblica opinione. Nel 1975 regna la televisione. Ad essa dobbiamo la documentazione esauriente dell’impeto missionario di Papa Paolo VI. Nel 1983 Giovanni Paolo II si rivela il più grande Papa mediatico della storia. Il 2000 segna l’avvento dell’era digitale. Il 2016 segna il sorpasso dell’informazione digitale rispetto alla televisione. Nel 2025 misureremo con che qualità si sono confrontati televisione e digital media. Si sperimentano infine progetti di comunicazione crossmediali.

Se la comunicazione e i media caratterizzano in maniera indelebile i diversi Giubilei, contribuendo in misura rilevante alla loro storicizzazione, c’è da dire che vale il principio di accumulazione: nessuni dei media che hanno invaso la scena ha esautorato quelli delle precedenti edizioni dell’Anno Santo. Quella del 2025 è l’edizione in cui ha fatto la sua comparsa diffusa l’Intelligenza Artificiale.

L’IA, interrogata, ha detto che la cosa più cercata on line è stata la voce “indulgenza plenaria”. Di fronte ai fenomeni emergenti della comunicazione così pervasiva e capillare, della mediatizzazione e della digitalizzazione, Papa Francesco dà l’avvertimento: c’è bisogno di più poesia.

Il presente Giubileo – Giubileo della Speranza – può davvero ribaltare gli schemi con i quali guardiamo all’evento e al suo senso. Spes non confundit. Speranza è attesa di un futuro diverso. L’attesa di un futuro diverso oggi vale solo in quanto anch’io contribuirò a cambiare le cose, laddove il mio contributo personale è assolutamente indispensabile e imprescindibile.

Nella discussione dei vari relatori è intervenuto anche Mario Morcellini, ex membro dell’Agcom e massimo esperto dei processi di comunicazione. Secondo il docente, la televisione ha una sorte di timore inconfessato di essere in competizione con il digitale. Dobbiamo interrogarci su cosa resta in termini di coscienza e di responsabilità dalla ondata mediatica che ci investe e ci sommerge.

“Vivi sempre ciò che proclami”, è il detto usato durante l’ordinazione dei diaconi. Dobbiamo riflettere sulla cosmologia delle parole e dei valori. E assumere una postura critica di fronte alla comunicazione, una postura non prona. Di fronte alla digitalizzazione, si deve restare in piedi. Gli infantes sono quelli incapaci di esprimersi autonomamente e compiutamente. L’eccesso di comunicazione e di mediatizzazione non ci deve portare ad essere infantes. Nella comunicazione non si può né si deve essere ignari.