10.9 C
Roma
lunedì, Marzo 3, 2025
Home GiornaleL’Italia e l’Europa nella morsa di due despoti

L’Italia e l’Europa nella morsa di due despoti

Non basta una generica rassicurazione di appoggio militare al presidente ucraino da parte della Premier.  Certe iniziative, comunque a Londra soppesate con abilità, destano preoccupazione tra i partner europei.

Mentre la situazione geopolitica scivola verso derive che appaiono sempre meno governabili, linterrogativo più pregnante che oggi domina nellarea dei cattolici liberali e democratici è se c’è ancora uno spazio di compatibilità per le tante coscienze e forze politiche che si sono definiti organici a questa coalizione di maggioranza.

Il dilemma si connette allo sconvolgente episodio consumato, nella palese rottura di ogni galateo istituzionale ad opera del presidente Trump, nello Studio Ovale della Casa Bianca, nei riguardi del capo di Stato, Zelensky.

Evento dai riverberi non certo esaltanti sull’inedito percorso di questa coalizione, sempre più egemonizzata da due destre, una ancora dominata da impulsi nostalgici del ventennio, l’altra che va a braccetto con i patrioti filonazisti dell’AfD e di quanto di estremo anti migratorio e intollerante è dato trovare negli ambiti più remoti delle dottrine reazionarie, che non può non suscitare, appunto, l’interrogativo, se si acconci bene con i tratti fondamentali del pensiero cristiano, umanitario e solidarista di Sturzo e De Gasperi, che ancora oggi alberga nelle coscienze di tanti esponenti politici, ed in quell’elettorato di altrettante forze politiche, contigue a quel filone di pensiero, schierati in questa coalizione, la linea di Giorgia Meloni, la cui posizione, appare sempre più dominata da uno scoperto e asimmetrico collateralismo filotrumpiano ed antieuropeo.

Quel temerario e stupefacente palcoscenico istituzionale, dove si è consumato pubblicamente – nel cuore pulsante del potere di quella che era una volta la più grande e solida democrazia del pianeta – ad opera dell’intero staff della presidenza statunitense, un dileggio, teso ad umiliarne ruolo e missione, con metodi e un lessico da sceriffo, assai brutale, nella versione più irrispettosa che di può avere verso un capo di Stato( al di là di possibili piccole o grandi colpe) il cui popolo è sotto attacco da tre anni, getta una luce sinistra sulle reali intenzioni del progetto di pace che ha in mente Trump: più acconcio ad un accordo spartitorio dei territori ucraini, ricchi di terre rare, in un quadro di rinverdito colonialismo predatorio, che finalizzato ad assicurare condizioni solide di sicurezza ai confini tra i due paesi in conflitto ed a salvaguardare l’intera sicurezza del continente europeo.

In questo contesto, non basta una generica rassicurazione di appoggio militare al presidente ucraino da parte della Premier, a poche ore dalla reprimenda di Zelensky alla Casa Bianca, senza troppi complimenti e contro ogni protocollo diplomatico. Né appaiono sufficienti a creare un clima di coesione tra i partner europei certe iniziative – a Londra comunque soppesate con abilità – che servono a fare da sordina sulle reali intenzioni di quale ordine mondiale stia preparando la nuova amministrazione americana, d’intesa con Putin.

Con la congiunzione di due visioni bellicose, che l’episodio, assai sgradevole, verificatosi ieri, nello studio ovale della Casa Bianca, ha reso palese, si fa strada nella vita dei popoli, un futuro di forti inquietudini, di tensioni e di possibili gratuite aggressioni militari, dove i despoti avranno buon gioco a rinvangare vecchie pretese nazionaliste o antichi sogni imperialisti.

Occorre pertanto che ciascuna coscienza democratica, cattolica, liberale e riformista, ritrovi un essenziale punto di intesa per favorire un’aggregazione tra tutte quelle sensibilità che rifiutano questo ruvido sdoganamento della prepotenza, fondato sulla prevaricazione e la forza militare, ignorando ogni essenziale regola del diritto internazionale e le vocazioni pacifiche e solidali che muovono i popoli verso una civile convivenza.

Ma non sarebbe fuor di luogo, creare rete, come propongono da mesi il Sindaco di Udine, De Toni e l’amico, Ettore Bonalberti, cercando di suscitare e valorizzare una partecipazione sempre più attiva dei giovani e dei cittadini, non solo su queste cruciali tematiche geopolitiche, ma partendo da un sano e partecipato municipalismo, tanto caro a don Luigi Sturzo e dai problemi concreti della persona, delle comunità e delle famiglie, nel quadro di una visione economica solidarista, come peraltro previsto dagli artt. 41 a 47 della nostra Costituzione.

Non di minore importanza appare, poi, la necessità di elaborare proposte politiche che trovino sintonia con le altre forze alternative alle politiche egemoniche delle destre.

Occorre, altresì, contrastare nelle piazze e in Parlamento, attraverso quelle forze politiche, contrarie ad ogni irrigidimento dispotico e illiberale, questa deriva autocratica e intollerante di cui si sta rendendo protagonista, e capofila, il paese che, fino a ieri, era pronto a difendere i valori della democrazia, del diritto naturale e della dignità dei popoli.

Auspico che si raggiunga, senza perdere troppo tempo in bizantinismi e sottigliezze artificiose, una posizione unitaria attraverso una dichiarazione congiunta, e soprattutto una chiara dissociazione da parte di tutte quelle forze politiche che ritengono inaccettabili le performance da pistolero da vecchio west del presidente americano.

Mi auguro, in particolare che la nuova Dc che non ha mancato, con la sua inedita scelta di schierarsi, di sottolinearne la propria immedesimazione organica e strutturale con questa coalizione di destra, destra(dove è il centro? Con Lupi che fa da piccolo pretoriano della Meloni e Tajani che nonostante sia stato sfiduciato da Marina Berlusconi, in nome di una destra liberale, umanitaria ed europeista, prosegue nel suo ministero per gli affari esteri,pur

in una personale sensibilità europeista, con dichiarazioni e parole vuote e generiche per coprire e sopire le temerarie stravaganze di Trump e le antitetiche posizioni della premier Meloni )abbia tempestivamente la lungimiranza di esprimere, a chiare lettere, il proprio disorientamento e sconcerto sulla posizione inconfutabilmente di sudditanza collaborazionista e sostanzialmente anti europea di Giorgia Meloni, nell’ambito di una visione incentrata più su una tendenza ai rapporti bilaterali tra Stati Uniti e i singoli paesi europei (così è più facile disarticolare l’Europa), che unitaria, nell’idea di una Ue,  soggetto politico e baluardo di un sano Atlantismo.

Più che fare da ponte, se si va avanti di questo passo, Giorgia Meloni può ritrovarsi a fare da crocerossina, e,a quel tempo, se si ritroverà ancora un pizzico di pietà, non recupererà nemmeno quanto occorre per curarci le ferite fisiche, economiche e sociali che unoffensiva in armi, da est, e una guerra commerciale da ovest, procurerà, inevitabilmente, a tanta parte dell’Italia e dei popoli europei.