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giovedì, Marzo 6, 2025
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Anche Sala scende in campo

Certo, il sindaco di Milano non appartiene alla tradizione del popolarismo. Per questo servirebbe da parte sua un appello ai cattolici non rappresentati dagli attuali partiti affinché partecipino al processo costituente di questa forza.

Lunedì scorso, in un’intervista al Foglio, il sindaco di Milano Beppe Sala ha rotto gli indugi e si è detto pronto a lavorare per unire le forze già esistenti e per creare un gruppo moderato e riformista all’opposizione del governo Meloni. È una buona notizia. Innanzitutto, perché è il primo personaggio di rilievo dell’area, definiamola per semplicità riformista, che si espone con l’intenzione di ricucire vecchi strappi e di fornire una casa a milioni di elettori. Va riconosciuto, inoltre, che è l’unico dei possibili nomi circolati sui quotidiani nei mesi scorsi ad aver dato disponibilità. Sembra infatti che l’ex Presidente del Consiglio Gentiloni non abbia intenzione di lasciare il Pd, così come l’ex Direttore dell’Agenzia dell’Entrate Ruffini pare voler giocare la sua partita a capo di una corrente del Pd stesso.

Fermo restando che Renzi e Calenda hanno la stoffa del leader ma non sono proponibili per il ruolo, per evidenti veti reciproci, rimane solo Sala che fortunatamente ha dato la sua disponibilità. Ora, conosco le perplessità di alcuni su questo nome, forse poco legato alla tradizione cattolica e del popolarismo; tuttavia, è opportuno ascoltare la sua proposta con spirito aperto e di condivisione per comprendere al meglio il percorso che ha intenzione di portare avanti, anche perché potrebbe essere l’ultima chance per costruire una vera casa per noi elettori centristi.

Lungi da me sottovalutare i pericoli e gli ostacoli di questo percorso. In primis, non è detto che i veti che si sono verificati durante la costruzione della lista per gli Stati Uniti d’Europa non si ripropongano. Sarebbe diabolico se ciò accadesse di nuovo, perché significherebbe perseverare nell’errore. Il fatto che un esponente illustre d’area ma esterno agli attuali partiti si metta in gioco in prima persona potrebbe rappresentare un buon viatico.

In secondo luogo, sarebbe opportuno certificare da parte di Sala che il futuro soggetto sarà aperto anche a realtà esterne dai tre partiti citati nell’intervista. In particolare, servirebbe un appello ai cattolici non rappresentati dagli attuali partiti affinché partecipino al processo costituente di questa forza, portando le loro idee e le loro istanze per costruire un gruppo in grado di rappresentare tutti gli elettori centristi riformisti, siano essi laici o cattolici.

In aggiunta, questo futuro soggetto politico non dovrà essere l’ennesimo partito personale perché, perdonerete l’epiteto poco moderato, ne abbiamo piene le scatole di questi micropartiti dove il politico di turno si gestisce tutto all’interno del suo cerchio magico.

Infine, va chiarito il posizionamento verso il Pd e il centro sinistra. È normale ed ovvio che una forza politica che si pone all’opposizione dell’attuale governo dialoghi con le altre forze di minoranza. È auspicabile anche che si possa trovare un terreno comune per costruire un’alternativa, anche perché se non insieme alle altre forze di opposizione con chi si potrebbe costruire? Come dice bene Sala nell’intervista è impensabile che Forza Italia lasci la maggioranza.

È dunque possibile e preferibile costruire un’alleanza con il PD e le altre forze ma non deve essere una scelta obbligata, come se avessimo la pistola alla tempia. Deve essere appunto una scelta condivisa che si basa su chiari programmi di governo, un’alleanza che abbia idee chiare a partire dalla difesa del Presidente della Repubblica dai vergognosi attacchi di esponenti dell’esecutivo russo.

Fino al 2027 c’è tempo ma come dice il saggio, chi ha tempo non aspetti tempo, perché i nodi da sciogliere sono molti e gli elettori da attirare sono tanti. Forza e coraggio, uniamoci e partiamo!